Il Galateo per la riapertura e la Fase 2


Se il bon ton della fase uno (impropriamente definita quarantena) ha reso tutti un po' Martha Stewart, tra muri da ridipingere e torte da sfornare, congiunti nella regola "ognuno a casa propria", quello della fase 2 sarà tutto fuorché un ritorno alla normalità.

Sarà sì concesso l'aiuto dell'imbianchino, sarà forse più fluida la coda al panificio, ma se da un lato le regole sono diventate meno ferree, regolarsi sarà probabilmente molto più difficile. Lo spazio dei divieti è, in parte, stato occupato dallo spazio per il buon senso e, con esso, il dramma della libera interpretazione. Molti, lo sappiamo, si sono chiusi in casa per paura delle multe, non dei contagi. E questa, sarà un po' la prova del nove.

Presto per aggiungere un posto a tavola al ristorante stringendoci un po', tardi per fidanzarsi ed essere inseriti nell'ambiguo file dei congiunti, il ritorno al quotidiano che fu sarà graduale ma per un minimo di vita sociale c'è margine. E le regole del Galateo aiutano anche a barcamenarsi in questo periodo di transizione.

Presentazioni e saluti:

A cose normali si fanno stando in piedi, a presentare due persone spetta a chi le conosce entrambe, presentando la più giovane alla più anziana alla quale spetta la scelta di tendere la mano per prima, mentre nelle auto presentazioni è la più giovane (o la meno autorevole in caso di un contesto gerarchico) che si presenta. Oggi niente strette di mano, ci si guarda negli occhi, a debita distanza e sarà sufficiente un cenno del capo. Ci si presenta con nome e cognome (mai viceversa). Non si diceva "piacere" prima, oggi, per quanto dopo due mesi di semi reclusione sia davvero un piacere, rimane abbastanza discutibile in ottica di bon ton. Quando è lecito? Quando non è detto "tanto per", magari dopo 2 mesi di smart working filtrati dallo schermo di un pc, ci si incontra e presenta personalmente. Lì si può dire piacere.

Lavoro:

Chi può è invitato a continuare con lo smart working. Meno traffico per le strade, meno gente in ufficio, meno rischi. Il senso è quello. Quali sono le regole dello smart working: fate come se foste in ufficio. Look da lavoro, comodo, magari da casual Friday, perché un eccesso di formalità non è mai elegante in un contesto domestico, ma niente formule ipocrite come giacca (o tailleur) sopra e boxer e calzini a vista sotto.Ci si veste per sé stessi e per calarsi meglio nel ruolo, non solo per chi ci vede. Per tutti gli altri, evitando magari gli assembramenti alla macchina del caffè un graduale ritorno alla vita comunitaria anche in ufficio, con le giuste distanze, consente anche un caffé con un collega, con la raccomandazione di non protrarsi eccessivamente, lasciando questa possibilità anche agli altri. Una telefonata o email dove si avvisa del ritorno al lavoro è un atto di gentilezza ed educazione così come un messaggio di istruzioni precise sui termini della ripresa lavorativa: se orari o modalità sono variate rispetto a prima del lockdown è sempre bene comunicarlo.

Shopping:

Nella prima parte, fino al 18 maggio è cambiato poco: "prima il pane, poi il companatico", dove per companatico si intende tutto ciò che allieta la vita quotidiana ma non è parte della dispensa. Rimangono però le regole del buon senso. Se già nella fase uno è stato detto e ripetuto che non aveva senso saccheggiare i supermercati e i negozi di alimentari ma aveva senso comprare un po' di più per spostarsi un po' meno, ci sono la speranza e la raccomandazione che oggi l'aumento di offerta e la facilità nel giustificare le uscite non diventino una scusa per riversarsi tra gli scaffali dei pochi negozi aperti, se no si ricomincia da capo. Cosa dice il Galateo? È rispetto per gli altri non abusare del tempo: per quanto una componente degli acquisti sia anche ricreativa, bene limitarsi a ciò che serve senza indugiare creando code e facendo perdere tempo a chi non ne ha o vuole investirlo diversamente. Non era elegante prima, ma meglio ribadire che prendere una confezione da un banco frigo per poi ripensarci e riporla indietro non va bene, specie di questi tempi. Farsi un'idea e rispettarla è anche rispetto per gli altri. In parole povere: chi tocca, compra.

E quando si tratta di vestiti e accessori, considerando la trafila di sanificazione richiesta, siamo seri: andare dritti a ciò che interessa veramente è un atto di rispetto nei confronti di chi lavora. Entrare in un camerino colmi di scelte quando sappiamo che un oggetto solo finirà nella borsa degli acquisti è un lusso che andrebbe superato. Oggi c'è l'occasione per farlo.

Spostamenti:

Ci si muove nel proprio Comune e all'interno della Regione, ancora un po' di pazienza, per scambi geograficamente più estesi. E' un'occasione per conoscerli e per valorizzarli. Amare il proprio territorio, condividere immagini, scoprirne i prodotti tipici e imparare a portarli nel quotidiano è tutt'altro che scontato. E quando i movimenti saranno più facili, un modo per accogliere gli amici sapendo cosa mostrare laddove si vive, perché non è così scontato.L'invito di alcuni sindaci è quello di muoversi in bicicletta: rispettare le distanze per evitare incidenti, evitare di immettersi in gruppo su strade scorrevoli non preposte, dovrebbe superare la fase due e diventare una regola.

Ristoranti e bar:

Per un po' ci siamo dovuti accontentare dell'asporto e della consegna a domicilio. Questo esime dall'educazione? No. Un sorriso con gli occhi, se la bocca è nascosta con la mascherina e un grazie sono laregola base. La mancia per chi consegna non un dovere morale ma un riconoscimento doveroso reso pressoché nullo se non accompagnato da modi gentili e un saluto con ringraziamento. E la pazienza se i tempi di arrivo della cena non sono quelli sperati, un optional a cui le persone educate non dovrebbero rinunciare. E ora che man mano riapriranno? Puntualità all'arrivo e rispetto per chi occuperà il tavolo successivamente è il minimo indispensabile. Ci saranno meno tavoli, per favorire le distanze; probabilmente alcuni orari saranno variati: anticipare la cena di mezz'ora, per chi può non dovrebbe essere un dramma. E' drammatico invece sapere che c'è chi prenota e non ha la buona creanza di avvisare in tempo qualora decidesse di rinunciare al tavolo. Era brutto prima, a maggior ragione oggi.

Vita sociale:

Parenti sì, amici no? Questa è stata per un po' la regola, adesso amici come prima ma a debita distanza. Per fortuna ci sono stati i social e il vecchio telefono. Per tutto il resto, una domanda che forse ha poco a vedere con l'etichetta, vale la pena farsela: quando ricapiterà di poter mettere in agenda facilmente la famiglia senza dover incastrare momenti che vale la pena vivere, tra appuntamenti di lavoro e visite agli amici? O certi cugini e zii vogliamo vederli solo a Natale e ai funerali?Nella lista dei congiunti valgono anche le relazioni di vecchia data. I colpi di fulmine, invece, possono attendere.

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