Il frigorifero di uno startupper

Il frigorifero di uno startupper è sempre vuoto. O solo il mio è sempre vuoto? Fatto sta che l’ultima volta che sono riuscita a fare la spesa correva il lontano 1965. Ma non perchè io non abbia voglia di andare al supermercato, sia chiaro. E’ che i miei orari proprio non combaciano con quelli del macellaio, della panettiera e del salumaio. A momenti nemmeno con quelli dell’Esselunga (che, voglio dire, forse è aperta anche a mezzanotte del 31 dicembre).

Stamattina chiudo la porta di casa alle 7,40 e stasera la riapro alle 22,02. In mezzo, ricordo solo la mia scrivania, il mio computer, i miei due colleghi, di nuovo la mia scrivania, di nuovo il mio computer, il mio quaderno delle infinite “to do list” che, invece che accorciarsi, aumentano esponenzialmente di ora in ora, la macchinetta del caffè (da cui io bevo solo cioccolata calda però), tante mail mandate e altrettante ricevute.

Me lo disse il mio amico Duilio qualche mese fa:” Presto tutto questo entusiasmo sparirà Elena, vedrai! Quando i tuoi amici usciranno la sera e tu sarai appena rientrata in casa, quando non ci saranno weekend o vacanze, quando passerai davanti ad uno specchio e penserai che ci sono gli zombie che si aggirano per casa ed invece sei tu, bene, in quel momento, ti renderai conto di quanto è dura fare una startup”. Mh, vero, stasera sono stanca. Eppure Duilio, te lo devo dire, nemmeno giornate come questa smorzano il mio entusiasmo.

Pensavo tornando a casa: ci sono di sera dei negozi di alimentari aperti? E delle lavanderie aperte? Ed, eventualmente, c’è una app che ti indichi dove sono? Se sì, qualcuno me la segnali! Se no, facciamola! In una città come Milano spopolerebbe…

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