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Il centrodestra del futuro è moderato e liberale

Fa una certa impressione incontrare al bar vecchi amici che votano da sempre centrodestra e che questa volta invece hanno preferito, almeno al secondo turno, Virginia Raggi. Questo a Roma.

Voti da destra verso i Cinquestelle
Ma il dato non dovrebbe essere così diverso in altre città e altre aree d’Italia. I 5 Stelle potrebbero aver fatto il pieno di voti di destra e centrodestra, contro Renzi e contro i partiti tradizionali.

Il punto è che da sempre il centrodestra, in Italia, si è trovato a fare i conti con scelte "per esclusione", più che per inclusione.

La sirena Renzi
Matteo Renzi è stato per un certo periodo un’interessante tentazione, una specie di inaspettata sirena per i moderati italiani, quasi che il rottamatore della vetero-sinistra post-comunista potesse riproporsi democristianamente a un elettorato deluso e duramente provato dalle vicissitudini dei governi Berlusconi.

La sirena Salvini
Poi, ancora per un certo periodo, la sirena ha assunto le vesti e il volto di Matteo Salvini, il quale però, formidabile comunicatore e netto nella proposizione di messaggi chiari e chiare alleanze europee con tutti i lepenismi, ha mostrato i suoi limiti nella campagna romana.
Limiti che si sono plasticamente rivelati nella cocente sconfitta di Varese, culla della Lega, dove capolista era addirittura Roberto Maroni.

A Roma, l’aver preso le parti di Giorgia Meloninon ha portato neppure al ballottaggio la leader di Fratelli d’Italia, minata dalla concorrenza con Alfio Marchini che però nessuno potrebbe arruolare organicamente al centrodestra.

Infine, la Lega non ha sfondato a Bologna con Lucia Borgonzoni (come ha fatto invece la grillina Raggi a Roma). A Torino, Lega kaput. Salvini è stato costretto a rifugiarsi nei risultati del Friuli.
Il che fa un po’ pena, considerando che lui si proponeva come leader nazionale di un centrodestra della rimonta e del riscatto.

Il fatto è che a dispetto di età, acciacchi e energie spese in decenni di battaglie contro la magistratura militante, i “poteri forti” e i media ostili, Silvio Berlusconi continua a essere l’unico leader carismatico del fronte dei moderati.

Un leader però è tornato a esercitare i suoi diritti di cittadino solo in queste elezioni, e che sta affrontando un’altra convalescenza.

Però lui ha compiuto una scelta difficile e forse in quel momento impopolare, quando ha deciso di appoggiare Marchini a Roma, contro la Meloni, per segnalare che la sua idea di centrodestra non è esclusiva, è inclusiva. Non è radicale, è liberale. Tenendo botta, ha dimostrato di essere perfettamente lucido nella visione di una prospettiva moderata e vincente per la destra italiana.

Il fenomeno grillino
La direzione resta infatti quella. Il fenomeno grillino a sua volta è tuttora un fenomeno. Nessuno è in grado di dire con precisione quale sia il programma di governo del M5S, né in Parlamento, né a Palazzo Chigi, né al Campidoglio. Il consenso dei grillini dipende ancora da quanto avverrà all’interno del centrodestra. Se comparirà all’orizzonte un leader moderato (non Salvini), ma con carisma (il che esclude praticamente tutti i potenziali capifila del momento nel fronte moderato), il centrodestra riuscirà ad avere un futuro.

Il centrodestra è vivo
Nelle ultime amministrative segnali ci sono stati. E io continuo a pensare che la sconfitta di Stefano Parisi a Milano, per le sue dimensioni, sia stata piuttosto una vittoria. Chi avrebbe mai potuto sperare di più? Lo stesso dicasi di città come Savona e Trieste e non solo. Il vero miracolo è che il centrodestra, nonostante tutto, sia vivo, anche se a volte si camuffa da voto grillino al ballottaggio.

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