Igor Mukhin: La mia Mosca

Courtesy Laura Bulian  Gallery

Igor Mukhin, Piazza Rossa, I comunisti celebrano la giornata della morte di Lenin, 1998, silver gelatine print, cm 30x40.


Courtesy Laura Bulian Gallery

Igor Mukhin, Giorno in citta, 1988, silver gelatine print, cm 30x40.


Courtesy Laura Bulian Gallery

Igor Mukhin, Moscow, 2009, silver gelatine print, cm 60x40.


Courtesy Laura Bulian Gallery

Igor Mukhin, Piazza Triumfalnaia, 1996, silver gelatine print, cm 60x90.


La Laura Bulian Gallery di Milano presenta La Mia Mosca, mostra personale del fotografo russo Igor Mukhin - a cura di Elio Grazioli - che propone una serie di scatti in bianco e nero che raccontano la vita della capitale russa, tra cui una selezione di opere recentemente pubblicate nel libro La mia Mosca. Fotografie 1985-2010, edito da Thames & Hudsoned.


Partiamo dalla moschea bianchissima (Piazza Rossa, I comunisti celebrano la giornata della morte di Lenin, 1998) – a metà tra un fantasma del passato e il castello di una Disneyland immaginaria – incombente sui volti di Lenin e su quelli dei manifestanti nella Piazza Rossa. Sospesi tra lo spettro e il reale, qualunque esso sia, in tutta la sua contraddizione insondabile, pare il tono di tutte le immagini del libro di Mukhin, di fronte alle quali viene spesso da chiedersi: stiamo sognando? o piuttosto loro stanno sognando?
La Mosca di Mukhin è un crogiolo in ebollizione: tutto è compresente, tutto è possibile.Volti dalle espressioni indefinibili, sorrisi sfacciati o pensosità inafferrabili, spesso corpi a cui il bordo superiore della foto taglia la testa, Mukhin è dentro la scena, ma al tempo stesso estraniato,fa parte del gruppo e della città, ma li guarda come se li vedesse per la prima volta. Sembra chiedersi a sua volta: cosa pensano? cosa provano? perché?

La mia Mosca è l’ampliamento del suo progetto precedente, significativamente intitolato È difficile essere giovani. Qui, si potrebbe dire, è difficile avere qualsiasi età. Oppure: è difficile essere giovani fotografi. Come guardare e restituire infatti una realtà e una società così complessa estratificata, mescolata e in trasformazione? Soprattutto come rappresentarla senza moralismi e riduzioni sociologiche, luoghi comuni sul dopo perestroika, nostalgia, libertà e perdita di riferimenti? La risposta è nella posizione stessa di Mukhin, così classica da un certo punto di vista, e al tempo stesso nuova proprio per l’atteggiamento, per lo sguardo.

Trasformazione significa appunto questo avere ancora in sé i segni del passato eppure essere già diverso, altro; ma anche sentirsi strano, in evoluzione, e vedere il mondo come sospeso tra un essere effettivo e un non finito, aperto aesiti imprevedibili. Non c’è ironia in Mukhin, piuttosto aderenza e condivisione: quando i soggetti sono felici Mukhin ci trasmette manifestamente questa gioia, quando sono tristi diventa anche lui sognante; è pure lui sospeso tra entusiasmo e nostalgia, pure lui in trasformazione. Anche nel suo caso la dimensione documentaria è del tutto superata da quella poetica: più che eventi qui abbiamo l’antropologia delle ragioni stesse del vivere.

Ci sono i forti contrasti tra excomunismo e neo capitalismo, i nostalgici del regime sovietico, quelli del nazismo e quelli del misticismo; ci sono i comportamenti giovanili punk e quelli più naïf dei ritrovi e delle feste; c’è il lavoro e il tempo libero; c’è la strada e ci sono i locali; c’è la trasgressione e c’è il conformismo; ma tutto ha un’aria non convenzionale, tutto appare comune e al tempo stesso inconsueto, mai drammatico, ma piuttosto irrisolto.

L’immagine che ci sembra la chiave è Giorno in città, 1988: la striscia bianca del centro della strada la domina netta; in alto i corpi senza testa di persone checamminano, una delle quali ostentatamente sulla riga; il piano bagnato della strada riflette delle figure nere che non sono quelle delle persone, ma sembrano di nuovo le torri della moschea della Piazza Rossa, questa volta nerissime e rovesciate; è l’origine e insieme la meta di quelli che camminano, il loro destino, reale e fantasmatico al tempo stesso.”

(Estratto dal testo “Comunità in trasformazione”, in Fotografia Europea: Vita comune , catalogo della manifestazione omonima di Reggio Emilia, Electa, Milano 2012)


Inaugurazione mercoledì 8 maggio 2013, ore 18.30

In mostra fino al 6 luglio 2013
Orario: Martedì – Sabato, ore 15.00 - 19.00, mattine su appuntamento.

www.laurabuliangallery.com

Via Montevideo 11 - Milano

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