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(Ansa)
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I «trucchetti» delle mogli sugli assegni di mantenimento dei mariti

Noi italiani, quanto a furbizia, siamo recordman assoluti, inarrivabili, geniali persino: non credo vi sia nessun altro paese al mondo in cui sia stato coniato l'adagio "fatta la legge, trovato l'inganno", primato tricolore che il mondo manifestamente censura ma, sotto sotto, un po' ci invidia.

Questo vale a tutti i livelli ed è notizia di questi giorni quella del gestore che, a fronte del nuovo obbligo di chiudere i bar a mezzanotte, ha pensato bene di adeguarsi salvo poi riaprire il proprio locale…. quindici minuti dopo, sfruttando il fatto che la normativa imponga l'orario di chiusura ma nulla dica su quello d'apertura.

Genialata o furbizia? Ad ognuno la propria sensibilità.

Il problema però non nasce quando la parte 'gabbata' è lo Stato leviatano e – come tale – anche un po' inviso, ma un'altra persona, ad esempio l'ex marito.

Accade così in Italia che eserciti di mogli separate o divorziate, destinatarie di assegni di mantenimenti mensili, agùzzino l'ingegno per non perderlo nonostante una stabile relazione sentimentale sfociata nella convivenza.

Già perché, ai sensi di legge, una convivenza c.d. more uxorio, instaurata dopo la separazione o il divorzio, avrebbe conseguenze devastanti per il percettore dell'assegno, determinandone la revoca.

Ed allora cosa ideano le donne che non hanno intenzione di rinunciare a tale benefit ma, allo stesso modo, intendono ricostruirsi una vita convivendo con il proprio nuovo compagno? Semplice, strutturare un sistema a 'macchia di leopardo', fatto di pernotti random o distribuiti in modo da evitare quella continuità che potrebbe utilizzare l'ex marito per rivolgersi ad un Giudice e far riconoscere la convivenza stabile: il partner viene ospitato qualche giorno la settimana, a giorni alternati, per week end o brevi periodi di vacanza, senza mai modificare il dato della residenza.

Sistema che pare aver funzionato… fino ad oggi, fino a che un uomo, stanco di essere 'uccellato' in questo modo, incassata il parere contrario del Tribunale e della Corte d'Appello, ha deciso di ricorrere in Cassazione conseguendo una pronuncia recentissima dalla portata innovativa: i periodi di convivenza con il nuovo compagno non vanno considerati singolarmente ma complessivamente (e ci voleva molto?) cosicché è la loro sommatoria ad integrare quel requisito giurisprudenziale della 'stabilità' e della 'continuità' che fa caducare l'assegno.

Ecco l'antidoto, dunque, un nuovo metro di valutazione che disinnesca tutti coloro che pensano ai giudici – spesso non a torto – come incapaci di contrastare le astuzie di quell'adagio citato in premessa.

Care mie furbette, i giudici sono italiani come voi ed ora ve l'hanno dimostrato, in ritardo magari, ma – come si dice – meglio tardi che mai.

Qualcuno disse: quando due furbi s'incontrano uno dei due è costretto a cambiare categoria e, in questo caso, il punto vincente lo hanno segnato i giudici e, con loro, gli ex mariti.

info: Avvocati divorzisti Milano

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