I racconti del terremoto

Abito a Modena da oltre 10 anni e ho già vissuto l'esperienza del terremoto dell'Irpina, ma allora ero una ragazza di 20 anni, non avevo una famiglia, non avevo dei figli. Questa volta è stato tutto diverso. Vivere la paura come figlia e come madre sono due cose diverse. Quando è arrivata la prima scossa, quella del 20, eravamo tutti a letto e ci siamo alzati spaventatissimi. A noi che venivamo dal Sud avevano sempre detto che qua non sarebbe mai potuta accadere una sciagura come quella che avevamo già vissuto. Certo non ci aspettavamo che questa terra fosse così fragile, pensavamo che fosse imbattibile. Il peggio comunque è stato la mattina del 29, quando per ben due volte, alle 9 e alle 13, mentre ci trovavamo in ufficio, sono arrivate le altre scosse. Il mio datore di lavoro, il Questore, ci ha detto di andare subito a verificare che le nostre famiglie stessero bene e poi di tornare immediatamente in ufficio. Ho due figli, uno di 20 e l'altro di 18 anni, e la prima preoccupazione è stata sapere dove si trovavano loro. L'aspetto più stressante di tutta questa situazione? Il continuo ripetersi di scosse più o meno forti. Questo ci spaventa davvero, ci fa sentire ancora più fragili. Abbiamo tutti la sensazione che non sia ancora finita, la ripresa è rallentata proprio per questo. Tuttavia devo dire che gli emiliani sono persone molto forti. Stiamo tutti cercando di riprendere la nostra quotidianità e sono sicura che ce la faremo.

Ascolta la testimonianza  di Amelia Basile

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