Harvey Weinstein
Scott Halleran/Getty Images
Lifestyle

Come mai lo Stato di New York ha citato in giudizio Harvey Weinstein

Dopo quattri mesi d'indagine lo Stato di New York ha citato in giudizio Harvey Weinstein, suo fratello e la casa di produzione Weinstein Company.

La tesi della Procura

La tesi della Procura è che la società abbia coperto i comportamenti sessuali di Weinstein nonostante questi fossero noti e ripetuti e nonostante alle risorse umane fossero arrivate numerose denunce da parte delle dipendenti.

La Weinstein Company è oggi sull'orlo della bancarotta ed è stata messa in vendita. Prima, però, che sia troppo tardi i magistrati chiedono che le vittime della cupidigia sessuale di Weinstein ricevano il giusto indennizzo. 

In oltre 40 anni di carriera l'ex produttore numero uno di Hollywood avrebbe molestato almeno 100 donne, mentre 3 lo avrebbero citato per violenza sessuale (anche se lui ha sempre negato le accuse).

Nel corso dell'indagine condotte dalla Procura newyorchese sarebbero stati messi insieme documenti e testimonianze in grado di inchiodare la Weinstein Company.

La "Bibbia" dell'orco

Assistenti, collaboratrici e segretarie, al momento dell'assunzione, venivano dotate della cosiddetta "Bibbia", una sorta di manuale nel quale veniva spiegato come vestirsi, che profumi portare e in che modo soddisfare la bulimia sessuale del capo.

Tra i compiti degli autisti, ad esempio, c'era anche quello di comprare preservativi e farmaci contro la disfunzione erettile e le segretarie dovevano ritagliare in agenda ore per il sesso e contattare partner appetibili.

Una stenografa, si legge negli atti depositati, era stata costretta a lavorare nuda mentre Weinstein la palpeggiava e si masturbava davanti a lei.

Le intimidazioni

Le persone che, negli anni, hanno tentato di ribellarsi alla condotta venivano sottoposte a pressioni psicologiche, venivano convocate da Weinstein e veniva detto loro che "Agenti dei servizi segreti si sarebbero occupati della faccenda con i diretti interessati o con parenti e famigliari". Ricatti e pressioni che dissuadevano dalla denuncia.

Prima che l'intero impero di Weinstein venga spazzato via la Procura di New York vuole ottenere il giusto indennizzo per le vittime del più grande scandalo sessuale di cui si abbia memoria in America.

Le inchieste del New York Times e del New Yorker

La data da segnare sul calendario è quella del 5 ottobre 2017, giorno che passerà alla storia come quello in cui l'intero sistema dell'industria cinematografica hollywoodiana è iniziato a crollare.

Il 5 ottobre, infatti, il New York Times arrivava in edicola con un articolo frutto di mesi di documentazione, raccolta di e-mail, testimonianze e denunce circa il modus operandi del potente produttore cinematograficoHarvey Weinsteinche per decenni avrebbe molestato sessualmente decine di attrici, modelle, collaboratrici e impiegate della sua casa di produzione.

I primi nomi

Tra i primi nomi di spicco emersi dall'inchiesta del quotidiano c'erano quelli dell'ex protagonista di StregheRose McGowen e dell'attrice Ashley Judd che, insieme a tente altre donne del mondo dello spettacolo si erano decise a scoperchiare il vaso di Pandora di quello che sarebbe diventato il più grande scandalo sessuale che Hollywood ricordi. Pochi giorni dopo la pubblicazione del reportage del New York Times, il 10 ottobre, il giornalista Ronan Farrow rincarava la dose sul New Yorker aggiungendo altri nomi e testimonianze all'elenco delle vittime dei giochi di sesso e potere del fondatore della Miramax e della The Weinstein Company.

Il sassolino era stato lanciato dalla cima della montagna con il suo destino di trasformarsi presto in una valanga.

Una trentina le attrici che hanno denunciato Weinstein, nomi del calibro di Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Mira Sorvino, Rosanna Arquette e la nostrana Asia Argento che, al New Yorker, ha dichiarato di essere stata insidiata da Weinstein quando aveva solo 17 anni ed era giovane e inesperta.

Terrorizzata dall'ipotesi che il grande produttore potesse rovinarle la carriera aveva accettato di avere un rapporto orale con lui.

Un modus operandi costante

La strategia d'azione di Weinstein era più o meno sempre la stessa: attrici o modelle agli esordi attirate in camera d'albergo. Lì veniva chiesto loro di fare un massaggio all'orco di Hollywood o guardarlo farsi una doccia.

Molte dopo le prime richieste scappavano a gambe levate, altre invece accettavano il compromesso in nome della fame di successo. E' andata avanti così per più di 30 anni e ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato qualcuno ammette che sì, in qualche modo si sapeva che il gioco di Weinstein era quello.

Glenn Close, ad esempio, ha commentato la vicenda dicendo: "Sono seduta qui, profondamente sconvolta, riconoscendo a me stessa che, per molti anni, sono stato a conoscenza delle voci vaghe secondo cui Harvey Weinstein avrebbe avuto comportamenti inappropriati sulle donne. Harvey è sempre stato decoroso con me, ma ora che le voci sono state confermate, mi sento arrabbiata e triste".

Weinstein era furbo: non andava a toccare i mostri sacri di Hollywood, ma cercava le più giovani attrici, inesperte e bisognose di protezioni. Maryl Streep, per esempio, ha definito "eroine" le colleghe che hanno avuto la forza di parlare e ha però aggiunto: "Harvey era esasperante ma rispettoso nei miei riguardi nel nostro rapporto professionale" e anche Judi Dench che tanto deve a Weinstein dopo essere venuta a conoscenza dei fatti ha commentato: "Anche se non c'è dubbio che Harvey Weinstein ha aiutato e sostenuto la mia carriera cinematografica negli ultimi 20 anni, non ero affatto a conoscenza di questi reati che sono naturalmente terribili; offro la mia vicinanza a coloro che hanno sofferto e il mio il sostegno a tutte coloro che hanno parlato".

Effetto tsunami

Il problema è che il terremoto Weinstein ha generato uno tsunami di proporzioni enormi che sta portando a galla il vero meccanismo che regola i rapporti di potere nell'industria dello spettacolo: sesso in cambio di lavoro. La gerarchia che si basa sul più forte che molesta il più debole in una sorta di rito d'iniziazione tristemente costante.

Spazzato via dallo scandalo sessuale anche l'attore premio Oscar Kevin Spacey. Il primo ad accusarlo di molestie (e a costringerlo al coming out) è stato l'attore Anthony Rapp che ha spiegato come Spacey abbia provato ad abusare di lui quando era ancora minorenne. Minorenni ai tempi dei fatti anche gli altri 4 accusatori dell'attore la cui carriera può dirsi finita.

La fine di Kevin Spacey

Agente e ufficio stampa si sono licenziati, è stato cacciato dalla serie tv House of cards, i suoi contratti per il prossimo anno sono stati tutti strappati e, addirittura, a film finito e praticamente pronto per andare il sala, il regista Ridley Scott ha sostituito Spacey con Christopher Plummer nella pellicola All the money in the world che ripercorreva le vicende del sequestro Getty. Tutte le scene con Spacey, protagonista della pellicola, sono state rigirate ex novo.

Anche il nome di Dustin Hoffman è girato in queste settimane. Il mito di Hollywood è stato accusato di molestie da due donne, una stagista e una sceneggiatrice, insidiate dall'attore circa 30 anni fa ai tempi di Kramer contro Kramer. La vicenda Hoffman pare marginale rispetto alla portata dello scandolo e permette di porre l'accento sul rischio di demonizzazione dell'avance che non deve essere scambiata per molestia per non togliere d'importanza a coloro che davvero hanno subito violenze.

James Toback e gli altri

Travolto dalla valanga anche il regista James Toback contro cui oltre 200 donne, tra le quali Juliane Moore, hanno sporto denuncia.

E' stata poi la volta del comico, attore e regista Louis CK, accusato di essersi masturbato davanti a due colleghe nel 2002. Il suo nome è stato fatto dal New York Times che sottolinea come ci siano altre tre donne pronte a confermare le accuse.

Secondo quanto riporta Hollywood Reporter il debutto newyorchese del film I love you, Dadd, pellicola in cui Louis CK è attore e regista, è stato annullato. Da anni le voci su i comportamenti di Louis CK giravano nell'ambiente, lui che ha creato la sua fama su tutto ciò che è politicamente scorretto.

In attesa del Rinascimento hollywoodiano

La conduttrice televisiva Oprah Winfrey in merito allo scandalo molestie ha dichiarato: "Non sono contenta che sia successo come è successo, ma questo momento sento che può essere un momento di svolta. E' tempo che tutti si sveglino. Non si tratta solo degli abusi sessuali, ma del mondo in cui vedi qualcuno che ha meno potere di te. Si tratta prima di tutto di potere e del mondo in cui viene male utilizzato e abusato".

Anche il nome di Steven Seagal è finito nella lista dei molestatori di Hollywood. A farlo è stata Portia De Rossi, la moglie di Ellen DeGeneres che sarebbe stata molestata da Seagal nel corso di un'audizione quando era solo una ragazza.

La De Rossi ha ricordato come erano andate le cose: "Dopo essersi seduto accanto a me mi disse come fosse importante la chimica sullo schermo e nel mentre si tirò giù la zip dei pantaloni. Io sono scappata ed ho chiamato il mio agente che imperturbabile mi disse: 'beh, non sapevo se lui fosse o meno il tuo tipo'".

Già un'altra donna, Julianna Margulies, aveva denunciato un tentativo di molestia a opera di Seagal e la lista potrebbe allungarsi.

L'Hollywood violenta con le sue illusioni di fama, denaro e bella vita non scopre solo oggi la sua fame da predatrice. L'industria del cinema e dello spettacolo ha una storia fatta di soprusi e ricatti ripetuti e subiti da un secolo a questa parte, ma ora il meccanismo si è inceppato e perché lo star system torni a far sognare è necessaria una rivoluzione copernicana dei rapporti di potere che possa portare a un auspicato Rinascimento creativo nel cinema.

Avverrà davvero o la polvere, presto o tardi, tornerà sotto al tappeto per riprendere quel gioco di ruoli su cui in molti ci hanno anche a lungo marciato.

Per saperne di più:

YOU MAY ALSO LIKE