Guido Podestà, una ricetta per tagliare le province

«Sì, mi sembra proprio che finalmente si stia muovendo qualcosa».  Guido Podestà, presidente pdl della Provincia di Milano, è da mesi in  prima fila nella battaglia ingaggiata con il governo per rivedere  l’articolo 23 del decreto Salva Italia. «L’abolizione delle Province  ipotizzata dall’esecutivo» sostiene da tempo Podestà, anche sulla base  di uno studio dell’Università Bocconi «porterebbe sì e no a un risparmio di 120 milioni di  euro all’anno. Perché tutte le funzioni dovrebbero essere spostate ad  altri enti. La nostra proposta di riorganizzazione, invece,  realizzerebbe 5 miliardi di risparmi all’anno».

È da sei mesi che Podestà cerca di convincerne Mario Monti e il suo  governo. Il 7 dicembre, il presidente della Provincia aveva consegnato  al premier lo studio della Bocconi. Il 13 marzo aveva fatto altrettanto  con Giorgio Napolitano. Il 17 aprile si è poi svolto il primo confronto  diretto con il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera. E il 12 giugno è  stata la volta dei ministri dell’Interno Anna Maria Cancellieri, della  Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, e di quello per i  Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, cui l’Unione delle province  italiane ha presentato una coerente proposta di riforma.

Oggi, alla fine di questo round di conversazioni, Podestà è più  ottimista sull’attenzione che il governo ha cominciato a mostrare per la  soluzione alternativa. «La nostra idea» spiega «è basata su tre punti:  primo, ridurre il numero delle province della metà, da 108 a circa 55,  soprattutto attraverso gli accorpamenti. Secondo, ridurre gli uffici  provinciali periferici. Terzo, accorpare anche le funzioni di quei 4.500  enti di livello intermedio (enti parco, consorzi, agenzie…) proliferati  negli ultimi anni». È proprio lì dentro, calcola la Bocconi, che si  riuscirebbe invece a tagliare una spesa di circa 5 miliardi annui.   «Passera m’è parso piuttosto convinto» dice Podestà.

Si parla di un nuovo decreto, che da qui alla fine dell’anno dovrebbe  rilanciare la riforma. «Il termine» ricorda Podestà «è contenuto nella  lettera spedita dal governo Monti alla Bce e all’Unione europea. Ma  spiegare ai nostri interlocutori europei che si potrebbe virare per  passare da risparmi di 100 milioni a risparmi da 5 miliardi, forse,  potrebbe essere utile».

Podestà avanza poi una serie di altre idee per la razionalizzazione  degli enti locali: «A mio modo di vedere» sostiene «anche le regioni più  piccole e tantissimi comuni di ridotte dimensioni dovrebbero imboccare  la strada dell’accorpamento. Mentre diventa ineludibile la creazione,  per aree come Milano e Napoli, della “città metropolitana”, con funzioni  di governo su infrastrutture, ambiente, energia, trasporti, formazione e  lavoro, pianificazione territoriale ed edilizia scolastica».

I modelli, in questo caso, sono quelli di Londra, Lione, Bruxelles.  «Serve un’urgente legge speciale per Milano e per Napoli» sollecita  Podestà, due metropoli che sono naturalmente vocate a questo tipo di  organizzazione».

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