Guerra in Siria: le manovre militari di Russia e Stati Uniti

LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images
Abitanti della città assediata di Madaya in Siria attendono l'arrivo degli aiuti umanitari, 14 gennaio 2016
EPA/YOUSSEF BADAWI
Immagini dalla città di siriana di Madaya, assediata da sei mesi. L'11 gennaio 2016 sono arrivati camion con aiuti umanitari. Secondo medici senza Frontiere almeno 30 persone sono morte di fame
EPA/YOUSSEF BADAWI
Immagini dalla città di siriana di Madaya, assediata da sei mesi. L'11 gennaio 2016 sono arrivati camion con aiuti umanitari. Secondo medici senza Frontiere almeno 30 persone sono morte di fame
EPA/YOUSSEF BADAWI
Immagini dalla città di siriana di Madaya, assediata da sei mesi. L'11 gennaio 2016 sono arrivati camion con aiuti umanitari. Secondo medici senza Frontiere almeno 30 persone sono morte di fame
@BBC
Un fermo immagine da un video della BBC con un bimbo di Madaya, Siria, gennaio 2016
EPA/ICRC
Un'immagine del Comitato internazionale della Croce Rossa con un camion parte del convoglio che ha portato viveri e abbigliamento nella città assediata di Madaya in Siria, 11 gennaio 2016
DELIL SOULEIMAN/AFP/Getty Images
13 dicembre 2015. La sorella di Mohammed Ismael piange il fratello durante i funerali a Qamishli, cittadina a maggioranza curda nella provincia nordorientale di Hasakeh, in Siria. L'uomo è stato una delle vittime dei tre attacchi suicidi con autobomba avvenuti a Tal Tamr nei giorni precedenti e rivendicati dal gruppo "Stato islamico".
OZAN KOSE/AFP/Getty Images
18 febbraio 2015. Rifugiate siriane camminano lungo una strada coperta di neve a Istanbul.
BULENT KILIC/AFP/Getty Images
Musa, un soldato curdo di 25 anni, osserva dall'alto le rovine di Kobane, chiamata anche Ain al-Arab, la città siriana sul confine con la Turchia risottratta dai curdi ai miliziani del gruppo "Stato Islamico".
AMER ALMOHIBANY/AFP/Getty Images
Bambini siriani a Marj al-Sultan, a est di Damasco - 21 dicembre 2015
OMAR HAJ KADOUR/AFP/Getty Images
Opere di raccolta delle macerie a Idlib, nel nordovest della Siria - 21 dicembre 2015
OMAR HAJ KADOUR/AFP/Getty Images
Opere di raccolta delle macerie a Idlib, nel nordovest della Siria - 21 dicembre 2015
AMER ALMOHIBANY/AFP/Getty Images
Una donna siriana tiene tra le braccia le sue due bambine di 10 giorni a Marj al-Sultan, a est di of Damasco
KARAM AL-MASRI/AFP/Getty Images
Abu Omar, 69 anni, collezionista di auto siriane, guarda i segni dei proiettili su una delle sue auto ad Aleppo - 20 dicembre 2015
ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images
Un uomo siriano, versa petrolio da vendere in una bottiglia di plastica nella periferia di al-Fardos vicino alla città di Aleppo
AFP/Getty Images
Bambini giocano tra le sporcizie di una raffineria di petrolio nella città di Tal Abyad, a Nord della Siria, vicino al confine con la Turchia
ANWAR AMRO/AFP/Getty Images
Barili di petrolio vuoti in un villaggio a nord della Siria
EPA/DOGAN NEWS AGENCY
Nella foto del 2 settembre 2015, il cadavere di Alan, un bambino siriano di tre anni ritrovato su una spiaggia a Mugla, in Turchia, presso Bodrum
EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS SERVICE
Un frame da un video pubblicato dal sito ufficiale del Ministero della Difesa russo, il 17 novembre 2015. Un bombardiere strategico TTu-95MS lancia un missile contro obiettivi dello Stato Islamico in Siria.
EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS SERVICE
Frame da un video del Ministero della difesa russa, 17 novembre 2015: bombe sull'Isis da un aereo di Mosca durante una missione contro l'Isis.
Ansa
Migranti siriani in attesa di entrare nel campo di permanenza provvisiorio al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Ansa
Migranti siriani al controllo documenti prima di entrare nel campo di permanenza provvisiorio al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Sam Tarling /Oxfam
Profughe siriane a Zarka, Giordania, 8 settembre 2015
Peter Horree / Alamy/Olycom
Bashar Al Assad in un murale di propaganda ad Aleppo, 2011
EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS
Fermo immagine da un video pubblicato dal ministero della difesa russo: una nave da guerra russa nel Mar Caspio, impegata per bombardare postazioni Isis in Siria, 7 ottobre 2015
uatoday.tv
Un fermo immagine di un servizio di Ukraine Today dedicato ai raid russi sulla Siria, 4 ottobre 2015
Ansa

ANGELOS TZORTZINIS/AFP/Getty Images
Un rifugiato siriano prega dopo essere arrivato sull'isola di Lesbo in Grecia su un canotto partito dalla Turchia - 7 settembre 2015
ANSA/ CLAUDIO ACCOGLI
I migranti mentre si mettono in coda per salire sui bus, Belgrado, 9 Settembre 2015.
EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS
Un bombardiere russo SU-34 in una base siriana vicino a Latakia, 6 ottobre 2015.
EPA/MOHAMMED BADRA DOU
Corpi di civili uccisi da un bombardamento governativo a Douma, un centro alla periferia di Damasco controllato dai ribelli anti-Assad, 29 ottobre 2015
LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images
Una manifestazione a Damasco a sostegno dell'alleanza tra Putin e Assad
Un frame dal video dell'Isis che documenta l'esecuzione di 25 soldati siriani a Palmira
Un frame dal video dell'Isis che documenta l'esecuzione di 25 soldati siriani a Palmira
Un frame dal video dell'Isis che documenta l'esecuzione di 25 soldati siriani a Palmira

Il conflitto in Siria sta registrando degli sviluppi in tre fronti apparentemente distanti ma, di fatto, comunicanti tra loro.

Ginevra
Il primo fronte, il più monitorato dai media internazionali, è quello diplomatico.
A Ginevra, salvo rinvii dell’ultima ora, all’inizio della prossima settimana il blocco delle opposizioni - plasmato al vertice di Riad del 9 e 10 dicembre 2015 - incontrerà i rappresentanti del governo siriano.
L’obiettivo è tracciare le linee guida di una road map le cui tappe principali saranno la formazione di un esecutivo di transizione e l’annuncio di nuove elezioni. È un percorso disseminato di ostacoli e tensioni e su cui pende un interrogativo che difficilmente in Svizzera troverà risposta: quale sarà il ruolo del presidente Bashar Assad in questa fase di transizione?

Le trattative in corso a Damasco
Il secondo fronte rimanda invece direttamente a Damasco. Stando a fonti di intelligence attendibili, a metà gennaio nel corso di una riunione con i vertici dell’esercito e dei servizi segreti Assad avrebbe dettato i punti cardini della nuova strategia delle alleanze da intessere nei prossimi mesi: allentamento dei rapporti con l’Iran e, viceversa, consolidamento delle relazioni con Mosca.
Scelta dettata da motivazioni principalmente militari. A differenza dei risultati al di sotto delle aspettative ottenuti dalla Guardia Rivoluzionaria Iraniana, con il suo intervento il Cremlino ha permesso al regime siriano di limitare i danni mantenendo il controllo della fascia costiera del Paese e delle aree attorno alla capitale.

Assad ha dunque deciso di affidarsi soprattutto al sostegno della Russia, forte dell’appoggio di figure chiave del suo entourage, tutte accomunate dal timore di un’eccessiva invasione di campo del governo degli Ayatollah negli affari interni siriani. Tra questi c’è il ministro della Difesa Fahd Jassem al-Freij il quale, in un incontro dell’aprile scorso a Teheran aveva chiesto al suo omologo iraniano Hossen Dehqan rinforzi senza però ottenerli. Sulla stessa posizione si mantiene anche il generale Bahjat Suleiman, influente figura nella comunità alawita, ex ambasciatore siriano in Giordania ed ex capo dei servizi segreti interni, in passato molto vicino ad Hafez e Rifaat Assad, padre e zio di Bashar.

Se Assad ha deciso di muoversi in direzione di Mosca è perché ha il sostegno dei vertici dell’intelligence: il generale Jamil Hassan, capo del potente servizio di intelligence dell’aviazione, e il suo vice, il colonnello Kosai Maihoub, entrambi in ottimi rapporti con il Cremlino; ma anche Ali Mamlouk, responsabile dei servizi segreti, l’uomo che attraverso la mediazione di Mikhail Fradkov (capo dell’SVR, il servizio segreto russo per l’estero) e Nikolai Patrushev (capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza ed ex direttore dell’FSB, il servizio interno eredità del KGB) è stato scelto da Mosca come possibile candidato per il ruolo di futuro presidente in Siria.

Le manovre militari di Russia e Stati Uniti
Il terzo fronte, il più caldo, è quello militare e vede protagoniste in prima linea Mosca e Washington. All’ombra dell’incontro preliminare avuto a Zurigo il 20 gennaio tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry, il Cremlino e il Pentagono hanno mosso delle pedine in territorio siriano, principalmente nella parte nord-est del Paese.

Gli Usa hanno preso il controllo di un aerodromo situato a sud della cittadina di Rmeilan, nella provincia settentrionale di Hasakah, vicino al Kurdistan iracheno.
Gli americani hanno trovato un accordo con le milizie curde dell’YPG (Unità di Protezione Popolare) che hanno preso possesso dell’area da due anni.

L’aerodromo, utilizzato dal governo siriano prima della guerra come punto di transito per il trasporto di prodotti agricoli, si trova in una posizione strategica vicino a dei siti petroliferi. L’obiettivo del Pentagono è utilizzarlo come base d’appoggio per l’addestramento dei miliziani dell’SDF (Forze Democratiche Siriane) ma soprattutto per ampliarlo e farne una pista di decollo e atterraggio per i suoi caccia.

Dagli attuali 700 metri la pista verrebbe allungata fino a 2.500 (per 250 metri di larghezza). Per portare a compimento i lavori in sicurezza servirà inviare nell’area più dei 50 militari delle forze speciali annunciati nei giorni scorsi dal presidente Barack Obama. Messo piede a Rmeilan il primo obiettivo nemico da attaccare sarebbe, secondo il New York Times, la roccaforte dell’ISIS di Al-Shaddadi.

In contemporanea il Cremlino ha inviato almeno 100 suoi soldati nell’aeroporto di Qamishli, nel nord-est della Siria al confine con la Turchia. Oltre che l’espansione nell’entroterra siriano dalla costa, il piano della Russia punta a mettere pressione al governo di Ankara - con cui i rapporti si sono deteriorati dopo l’abbattimento di un jet russo da parte dell’aviazione turca - lungo i confini che separano la Turchia dalla Siria.

Sempre secondo il NYT, i russi sarebbero al centro di una manovra ben più ampia finalizzata alla presa di Deir Al-Zour, sotto il controllo dell’ISIS, distretto finora invalicabile che Mosca vorrebbe tentare di penetrare armando la tribù di Shweytat.

L’aumento dell’attività militare russa nel nord-est della Siria non può che preoccupare gli Usa, poiché andrebbe a scontrarsi con il loro piano di sostenere l’avanzata dei curdi verso Raqqa - capitale dello Stato Islamico in Siria - e, più in generale, metterebbe ulteriormente in discussione la loro leadership all’interno della coalizione internazionale che combatte l’esercito del Califfato.

Se sono queste le posizioni delle due principali potenze che dall’esterno muovono le fila degli attori protagonisti del conflitto siriano, sarà difficile aspettarsi risultati concreti dalle trattative di Ginevra.

YOU MAY ALSO LIKE