Graceland: Volti d'Africa tra Pittura e Fotografia

Roberta Visonti
Pensieri Rumorosi
Roberta Visonti
Nei cieli profondi dell'anima

Valter Scappini
lo sguardo in Tanzania
Valter Scappini
Preghiera in Ruanda
Valter Scappini

Valter Scappini
Il seme

Una visione personale, parziale e positiva di un luogo che non esiste realmente, ma che potrebbe esserlo, ed essere anche un luogo di grazia, di equilibrio, in cui gli sguardi dei visitatori incontrano, s’incrociano e interagiscono con i volti degli abitanti.

La mostra Graceland – Volti d’Africa tra pittura e fotografia, realizzata da Valter Scappini e Roberta Visconti a Città di Castello nel perugino, rimarca ancor di più quell’idealità di luogo, quella sorta di sogno, di esistenze e di vite non piegate dalle contingenze crudeli e difficili di alcune zone africane, tra Tanzania e Ruanda.

Nonostante le leggende folkloristiche di queste terre suadenti, dai tramonti silenziosi e dalle albe incantate, l’Africa di queste immagini racchiuse in questo progetto, sostenuto da diverse strutture e Istituzioni, tra queste l'ONLUS Compassion Italia, è la Città tre volte Santa.

È un luogo fatto di muri (che Christiana Ruggeri racconta nel suo lavoro Dall'inferno si ritorna - La storia vera di Bibi, a cinque anni in fuga dal Ruanda edito da Giunti edizioni), di pietra ma anche di idee, così come la fotografia, la quale mantiene comunque un contatto ancora diretto con le fattezze di luoghi e persone, il cui primo obiettivo consiste nello stabilire le condizioni di un dialogo alla ricerca di un rapporto con il popolo africano e la loro soggettività, mentre la pittura ne rappresenta invece una sorta di elemento “altro”, in qualche modo complementare, con il quale incontrarsi e confrontarsi in una sorta di continuo rimando tra realtà, ricordo e invenzione.

L’Africa, non ha piazze aperte a tutti, ma rimane comunque un laboratorio in cui si scontrano politica e vivere quotidiano.

Sopravvive in Graceland una prospettiva diversa, in chiave antropologica, su una parte di quel mondo che conosciamo solo e spesso, in maniera negativa, per il tramite dei media nel momento in cui si consumano drammi e sofferenze.

La Tanzania e il Ruanda in questa mostra - evento, sono relativamente libere da pregiudizi, e non possono essere divise perché sono multiple, non possono essere sacralizzate perché sono fatte della carne dei suoi abitanti.

Oltre il Seme (spada a doppio filo Masai, lunga una cinquantina di metri, detta anche Spada dei Leoni), esiste e vive il suo dramma quotidiano, una terra, che come definirebbe l’autore Gilbert Rist, è una Gerusalemme tra deserto e boscaglie senza Dio.

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