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Il terzo premier «non eletto dal popolo»? È una bufala grillina

"Dopo Mario Monti ed Enrico Letta, Matteo Renzi è il terzo presidente del Consiglio non eletto dal popolo”. È questo il mantra prevalente del popolo grillino, la frase forse più ripetuta degli ultimi tre giorni, in tv e sui giornali: eppure, dal punto di vista costituzionale, è una clamorosa stupidaggine. 

Perché si può provare antipatia per tutti e tre i politici in questione, ma resta un dato di fatto inoppugnabile: la Costituzione italiana non prevede che il presidente del Consiglio sia "eletto", ma che (articolo 92) riceva l’incarico di formare il nuovo governo dal presidente della Repubblica, in seguito alle consultazioni con i vertici dello Stato e con i rappresentanti delle forze politiche. 

Il presidente del Consiglio incaricato, dopo aver definito un programma con i partiti che fanno parte della compagine governativa, propone al capo dello Stato la lista dei ministri e, insieme  a questi ultimi, presta il giuramento al Quirinale. A quel punto deve ottenere il voto di fiducia dei due rami del Parlamento. È tutta lì, l'investitura popolare, democraticamente prevista dalla nostra Costituzione. Il presidente del Consiglio può anche non essere eletto, essere un "extraparlamentare". 

Nessun capo dell’esecutivo, in Italia, è stato mai eletto direttamente dal popolo: il nostro sistema è parlamentare e non lo prevede affatto. Nella cosiddetta "Seconda Repubblica" si è soltanto affermata una prassi in base alla quale, quando si presentano alle elezioni, i partiti e le coalizioni in generale, insieme al programma elettorale, a volte indicano nel proprio simbolo elettorale anche il nome della persona proposta come premier. La norma che lo permise fu varata e approvata nel 2005, sotto la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi. 

Ma questo sistema non rappresenta alcun vincolo né per i partiti, né per il capo dello Stato, perché questa "designazione" non ha alcun rilievo costituzionale. Del resto, anche nella democraticissima Gran Bretagna accadde qualcosa di simile: John Major divenne premier britannico con le dimissioni di Margareth Thatcher, quando nel novembre 1992 ottenne la vittoria nelle elezioni per la guida del Partito conservatore. 

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