Gilet gialli, la divisa della protesta

Bisogna prenderne atto, ancora una volta la strada detta la linea e invita fior fior di professionisti della comunicazione a cospargersi il capo di cenere. L'invenzione dei gilet gialli francesi è infatti uno degli atti di comunicazione più potenti e trasversali che potevano essere ideati. La protesta sociale dei francesi probabilmente non sarà ricordata tanto per il contenuto delle sue rivendicazioni quanto piuttosto per quel colore del gilet che ha spaccato nei video dei social, dei tg e negli obiettivi dei fotoreporter. Un elemento simbolico che viene dalla strada e riporta alla strada perchè il suo uso originario è legato all'asfalto: il gilet serve per farsi notore e per chiedere aiuto in caso di incidente, di pericolo, di necessità estrema. Costa poco, intorno ai cinque euro e, per legge, tutti dovrebbero possederlo, averlo in macchina. Mai elemento connotativo è stato così efficace come il gilet jaune preso dai francesi quale divisa della protesta.

Library of Congress
Suffragettes a Washington nel 1910
EPA/JIM HOLLANDER
Scarpe rosse a Tel Aviv contro il femminicidio. 4 dicembre 2018
Ansa
Esponenti del movimento dei Sanculotti, figura emblematica della Rivoluzione Francese
EPA/Nikolai Linares
Gruppo di donne con il cappello rosa, noto anche come "pussy hat" a Copenhagen in occasione dell'8 marzo
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Una esponente del movimento delle Femen protesta contro l'ex premier Silvio Berlusconi in occasione delle elezioni politiche del 4 marzo 2018
ANSA ARCHIVIO - 46137
Roma, 12 aprile 1968. L'eskimo alla manifestazione di protesta per l'arresto del leader studentesco Rudi Dutschke

Ora, era dai tempi dei sans culottes che, in Francia, l'abito non imponeva differenze sociali o meglio, fosse diretta emanazione di uno status sociale. Perché, in realta, spesso la protesta o i semplici movimenti di sensibilizzazione si auto connotano con un elemento siginificativo dell'abbigliamento: storicamente è sempre stato così. Basti pensare, per esempio, al colore dei vesti bianchi delle sufragette, oppure all'eskimo del Sessantotto fino, per arrivare a tempi più recenti, alle scarpe rosse contro il femminicidio e ai Pink Hat, i cappellini rosa contro le esternazioni maschiliste di Trump. L'antropologia dell'abito da protesta ha una lunga narrativa in proposito. La differenza tra gli altri simboli cromatici e di vestiario e i gilet jaune sta proprio nella caratterizzazione di classe che tale elemento impone. E' la tuta blu 2.0, la divisa di una classe operaria che non è più tale ma che rivendica la stessa giustizia sociale imponendosi a livello di comunicazione con un flash visivo: il giallo catarinfrangente. E così il corpo, ancora una volta diventa corpo sociale e politico con una grammatica elementare e pure potentissima e talmente efficace da mettere seriamente in crisi il presidente Macron. Se il gilet giallo assurgerà a ispirazione da street style su qualche passerella non è escluso, in tempi di facili riletture e "copieincolla" , tutto è possibile. Resta interessante, piuttosto, un'analisi semantica e soprattutto critica di un colore che ha le stessa sfumature della rabbia fluorescente.

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