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Galliani, Moratti e la Milano del calcio che non c'è più

C'era una volta Milan-Inter, il derby della "Madunina", da leggere proprio così, alla milanese. C'era la nebbia a San Siro a Novembre, i cappotti eleganti in Tribuna d'onore ed una lunga lista di campioni in campo da una parte e dell'altra.

E c'erano loro, i primi tifosi; rivali, avversari, ma con quell'eleganza meneghina che non mancava mai: Massimo Moratti e Adriano Galliani.

Certo, siamo alla demagogia, alle frasi un po' nostalgiche, ma non c'è niente di male ad ammettere che nel giro di un mese la Milano del calcio ha cambiato faccia in maniera fulminea, totale e, scherzo del destino, contemporanea.

Non sappiamo se Erick Thohir e Barbara Berlusconi saranno migliori di chi li ha preceduti, non si offendano però se crediamo di no.

E non per le scelte di mercato o di business; in quello magari i nuovi dirigenti saranno più abili e lungimiranti. 

Ma perché i "vaffa" di Moratti o le "facce" spiritate di Galliani il loro modo di essere dirigenti e tifosi al tempo stesso è unico ed inimitabile

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