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Fini, l'indagine tardiva e la storia che cambia

Ma pensate a che cosa sarebbe accaduto se le accuse per riciclaggio internazionale contro Gianfranco Fini (tutte ovviamente da dimostrare processualmente, ci mancherebbe) fossero uscite non oggi, marzo 2017, ma nell'autunno 2010: quando l'allora presidente della Camera, nonché fondatore di Alleanza nazionale e già vicepresidente del Consiglio, fu gentilmente indagato in gran segreto per gli strani maneggi sulla casa di Montecarlo, intestata a suo cognato Giancarlo Tulliani, e venne velocemente prosciolto dalla Procura di Roma.

È noto che la storia non si fa con i "se". Nel 2010, però, Fini era portato sugli scudi dalla sinistra. Era intoccabile. Il suo passato fascista era dimenticato. Perfino le "odiose" leggi sull'immigrazione e sulla droga che portavano il suo nome erano tutte perdonate.

E perché? Ovvio: perché Fini, in quel momento, serviva per destabilizzare la maggioranza di governo del centrodestra berlusconiano. Era la spina nel fianco del Cavaliere, il fulcro su cui puntare la leva per farlo cadere. Se fosse caduto Fini, l'operazione sarebbe fallita. E non poteva fallire. 

Oggi, però, Fini non serve più. Per questo può cadere nel fango.

L'ex parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta, in un interrogatorio dei primi di marzo, ha accusato Fini di avere avuto intensi rapporti con Francesco Corallo, il "re delle slot machine" che secondo gli inquirenti romani avrebbe trasferito illegalmente dall'Italia 215 milioni di euro, distribuendone 7 alla famiglia di Elisabetta Tulliani, che dal 2007 di Fini è stata prima la compagna e poi la moglie. 

La vendita della casa di Montecarlo è solo uno degli episodi che sembrano dimostrare come Corallo si sia attivato per diventare di fatto socio dei Tulliani. Secondo i ricordi di Laboccetta (che Fini ha dichiarato di voler querelare per calunnia), nel 2008 Tulliani, anche a nome di sua sorella e di Fini, informò Corallo che avrebbe dovuto aiutarli a comprare una casa a Montecarlo.

Laboccetta racconta di una riunione negli appartamenti della Camera, presenti Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, Fini, Corallo e lo stesso Laboccetta. In quella sede, Fini disse a Corallo che lui e la compagna desideravano una casa proprio nel Principato aggiungendo testualmente: "Siamo certi che vorrai aiutarci ad esaudire questo nostro desiderio".

Sulla vicenda ora pende una prima richiesta di arresto nei confronti di Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta attualmente latitante a Dubai. Pare che altre potrebbero essere presto emesse. Peccato soltanto che questa vicenda emerga sette anni più tardi di quel che avrebbe potuto (e forse dovuto).

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