La guerra della Fifa contro la Superlega

La Fifa scende in campo contro la Superlega, si mette al fianco della Uefa e delle altre confederazioni continentali e detta nero su bianco la sua linea: mai un torneo come quello di cui si parla sarà riconosciuto dai vertici del calcio mondiale e le conseguenze per calciatori e club potrebbero essere pesanti. La posizione dell'ente che governo il pallone è diventata chiara e netta nel momento in cui le voci su un'accelerazione del progetto Superlega si sono moltiplicate malgrado le smentite ufficiali. Del resto si avvicina il momento delle decisioni su cosa accadrà nel format delle competizioni a partire dal 2024, la data in cui terminerà l'attuale calendario internazionale.

Sembra un tempo lontano e, invece, ormai manca poco al giorno in cui i progetti dovranno essere svelati. Alcuni dirigenti di grandi club sono usciti allo scoperto, i rumors si inseguono e le smentite - Andrea Agnelli, presidente Eca non perde occasione per ribadire che non esiste una Superlega - non bastano evidentemente più. Per questo il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha messo attorno a un tavolo virtuale le sei confederazioni continentali (Uefa, CAF, AFC, Concacaf, CONMEBOL e OFC) e ha scritto in un comunicato la sua fatwa verso ogni tentazione di fuga in avanti verso sistemi chiusi.

"Una competizione simile non sarebbe mai riconosciuta dalla Fifa e nemmeno da una delle confederazioni" è scritto nella nota: "Qualunque club o calciatore coinvolto avrebbe, come conseguenza, di non essere autorizzato a prendere parte ad alcuna manifestazione organizzata dalla Fifa e della stesse confederazioni". Dunque, Mondiale ed Europeo per nazionali o i tornei per club che oggi animano il calendario del calcio. Una sorta di scomunica preventiva che dovrebbe, nelle intenzioni della Fifa, compattare il fronte dei contrari alla rivoluzione in stile Nba del football.

Una guerra di posizione e di potere nella quale Fifa e Uefa si trovano sullo stesso fronte. E contrarie ai grandi club che vorrebbero cambiare il modello di business legato al pallone. Recentemente Agnelli ha disegnato la sua idea di calcio del futuro: più potere decisionale per giocatori e società, meno per gli 'intermediari' che guadagnano organizzandone l'attività senza assumersi il rischio degli investimenti. Il ragionamento del numero uno della Juventus e dell'Eca è semplice: il calcio moderno è un'industria in cui si chiede a imprenditori di investire miliardi di euro senza avere il controllo delle fonti di ricavo. Un'anomalia da correggere. Il pensiero è ovviamente condiviso ad alti livelli in Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia.

L'avvicinarsi della scadenza del momento delle scelte ha spinto la Fifa a uscire allo scoperto. Il comunicato di Zurigo rappresenta un'entrata a gamba tesa sul tavolo delle trattative in corso con la Uefa di Ceferin.

YOU MAY ALSO LIKE