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Fiducia sul Jobs Act: il testo definitivo

Il Governo Renzi ha chiesto la fiducia sul Jobs Act. O meglio, sul maxi emendamento letto in Senato e che sostituisce la versione finale del documento che contiene una delega per future decisioni da prendere sulla riforma del lavoro. In aula è scoppiato il vero inferno. Ma alla fine il Governo Renzi ce l'ha fatta e con 165 voti favorevoli, 111 contrari e 2 astenuti ha ottenuto il sì alla fiducia.

Il "pacco" di Renzi sul Jobs Act


Il testo su cui il Ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha chiesto formalmente la fiducia a Palazzo Madama, contiene tuttavia già qualche novità rispetto al Jobs Act:

L'emendamento Jobs Act

Ecco le principali:

- Promozione del contratto a tempo indeterminato come forma "privilegiata" di contratto di lavoro rendendolo "più conveniente" rispetto agli altri tipi di contratto in termini di "oneri diretti e indiretti". Questa novità tiene presente le richieste della minoranza del Pd. Sul versante dello sfoltimento delle tipologie contrattuali, si prevedono "interventi di semplificazione, modifica o superamento delle medesime tipologie contrattuali"

- Sì alla revisione delle mansioni del lavoratore in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, per "la tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita ed economiche, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento". Il testo aggiunge rispetto al testo iniziale la tutela delle condizioni anche dal punto di vista economico.

- Il ricorso ai voucher "nei diversi settori produttivi" viene esteso ma torna il tetto dei 5mila euro l'anno. È una novità: nel testo iniziale si prevedeva invece la possibilità di elevare anche il limite del reddito annuo del lavoratore legato ai buoni lavoro.

- Gli "eventuali risparmi di spesa" che arriveranno dalla revisione dell'applicazione della Cassa integrazione ordinaria e straordinaria e dei fondi di solidarietà potranno essere destinati ai nuovi ammortizzatori sociali.

- Si prevede che nel caso in cui i decreti legislativi "determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al loro interno possono essere emanati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi, compresa la Legge di Stabilità"

I pareri

"Ho condiviso come relatore il maxi emendamento perchè conferma l'impianto prodotto dalla Commissione lavoro. Esso infatti da un lato rafforza gli ammortizzatori sociali e dall'altro consolida la riforma dello Statuto dei lavoratori con particolare attenzione agli articoli 4, 13 e 18". Lo dichiara in una nota il presidente della Commissione lavoro del Senato e relatore del ddl delega sul lavoro, Maurizio Sacconi. "Il contratto a tempo indeterminato risulta doppiamente incoraggiato dall'obiettivo di abbatterne gli oneri diretti e indiretti come dall'indirizzo di una regolazione semplice e certa dei licenziamenti. A questo proposito - aggiunge - viene mantenuto il testo della Commissione che prevede la riforma dell'articolo 18 sulla base di tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio. Il decreto delegato non potrà che essere coerente con questo indirizzo senza lasciare margini di discrezionalità al giudice del lavoro. Ben venga il riferimento alla contrattazione aziendale in funzione di ulteriori modalità di gestione flessibile delle mansioni".

"Le tipologie contrattuali possono ora essere anche modificate nel senso di renderle più semplici e certe rispetto alle complicazioni prodotte dalla legge Fornero. La maggiore diffusione dei voucher, secondo un nuovo opportuno riferimento alla Legge Biagi, puo' consentire di far emergere spezzoni lavorativi sommersi. Nel complesso sono davvero soddisfatto", conclude.

"Più che Jobs Act direi che è un Bluff Act. Una occasione persa per Renzi e per il Paese" ha detto il consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, nel corso di una conferenza stampa tenuta assieme ad Annagrazia Calabria.

"Mi congratulo con il presidente del Consiglio Renzi per l'iniziativa del jobs act" ha detto il presidente uscente della Commissione, Josè Manuel Barroso. "Si tratta di una riforma importante che puo' avere un grande impatto" sulla competitività dell'economia italiana.

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