Fiat: 35 anni fa la marcia del 40mila

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Striscione dei quadri Fiat durante la manifestazione. Per la prima volta i colletti bianchi scendevano in piazza.
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Gruppo di capi reparto degli stabilimenti Fiat del sud alla marcia dei 40mila
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14 ottobre 1980. Sui cartelli dei 40mila un appello all'allora sindaco di Torino Diego Novelli, eletto nelle liste del PCI.
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25 settembre 1980. Il segretario del PCI Enrico Berlinguer parla agli operai davanti ai cancelli di Mirafiori durante lo sciopero durato 35 giorni.
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Un dettaglio della marcia dei 40mila.
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Uno dei grandi viali di Torino invaso dalla manifestazione silenziosa del 14 ottobre 1980.
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Torino, 14 ottobre 1980. Tra i quadri Fiat a sfilare ci sono anche alcune tute blu.
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Torino, cinema Smeraldo. 15 ottobre 1980. I vertici sindacali (Galli, Lama, Bentivogli e Benvenuto) affrontano la giornata più lunga del sindacato dopo la cocente sconfitta rappresentata dalla marcia dei quadri.
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Torino, 27 aprile 1979. Sciopero metalmeccanici. Blocco merci ai cancelli Fiat.
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Il blocco merci ai cancelli Fiat nell'aprile del 1979, una delle tante giornate di blocco della produzione indetto dai consigli di fabbrica.
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Luciano Lama, nel 1980 a capo della Cgil. In occasione della scelta della Fiat di porre oltre 20mila operai in cassa integrazione ebbe un violento diverbio con Gianni Agnelli.
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Pio Galli, segretario nazionale Fiom durante la crisi sindacale del 1980 in Fiat.
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Luigi Arisio. Il caporeparto Fiat promotore della marcia del 14 ottobre 1980.
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Cesare Romiti nel 1977, durante gli anni caldi della Fiat. Il manager era stato portato ai vertici dall'avvocato Agnelli dopo la crisi dei primi anni '70.
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Abdullah Masellati e Abdullah Saudi, rappresentanti del colonnello Gheddafi con Cesare Romiti in occasione degli accordi finanziari tra le parti del 1976.
Archivio Storico FCA
La Fiat 131 "Supermirafiori", nell'80 uno dei modelli di punta della produzione dello stabilimento.
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Il giorno dopo la marcia dei 40mila, davanti ai cancelli di Mirafiori si inizia a discutere di compromesso con l'azienda.
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Vittorio Merloni, allora al vertice di Confindustria, con Leopoldo Pirelli.

Il decennio 1969-79 era stato per la Fiat uno dei periodi più neri della sua storia.

Si era aperto con l'autunno caldo, culminato con gli scontri di Corso Traiano tra gli operai e la polizia durante una manifestazione contro il caro-affitti. La conflittualità continua nei primi anni del nuovo decennio, quello degli anni di piombo e del terrorismo.

Nel 1973 l'azienda entra in una crisi finanziaria gravissima, accentuata dagli effetti della crisi petrolifera, dalla mancanza di nuovi progetti e dall'inadeguatezza del management del dopo Valletta.

Nel 1974 l'azienda torinese impone la cassa integrazione per 70 mila dipendenti. Nello stesso anno l'avvocato GianniAgnelli prende fattivamente le redini dell'azienda e inizia l'ascesa di Cesare Romiti.

Nel 1976 Agnelli ratifica l'aumento di capitale da parte dei libici direttamente legati al colonnello Gheddafi. Ma la boccata d'ossigeno non basta a risanare il declino della Fiat, affogata nella stagnazione e nei continui scioperi ai cancelli. La linea dell'azienda alla fine degli anni '70, guidata dal duo Romiti-Ghidella, è chiara : contrasto all'azione sindacale e intransigenza assoluta alle presunte infiltrazioni terroristiche in fabbrica. Nell'estate del 1979, un anno prima della marcia, l'azienda licenzia 61 dipendenti accusati di contiguità con i terroristi. Le accuse decadranno, tranne per quattro casi accertati, ma ormai la tensione tra l'azienda e i lavoratori è alle stelle.

Nel settembre del 1980 uno sciopero alle verniciature di Mirafiori sfocia in una agitazione durissima, che proseguirà per ben 35 giorni ai cancelli picchettati, dove la protesta assume spesso sfumature violente.

Di quei giorni è l'intervento del segretario del PCI Enrico Berlinguer. Davanti agli operai in sciopero a Mirafiori pronuncia un discorso che fa intendere un appoggio del partito alle maestranze in lotta. L'azienda aveva chiesto in settembre la cassa integrazione per 22.000 operai.

14 ottobre 1980
Dopo estenuanti trattative la cassa si era trasformata in una prospettiva di quasi 15mila licenziamenti. Mentre i picchetti proseguono ad oltranza, il capo reparto Luigi Arisio organizza per il 14 ottobre 1980, al Teatro Nuovo di Torino, un'assemblea del "Coordinamento dei capi e quadri Fiat".

Al termine della riunione i partecipanti sfilano silenziosamente per le strade di Torino, recando cartelli e striscioni che invocano il ritorno al lavoro, la fine delle violenze e l'apertura dei cancelli.

Sono quarantamila, anche se i sindacati colpiti al cuore tendono a ridimensionare le cifre. Per le sigle unitarie è la più grave sconfitta dal dopoguerra. I sindacati devono abbandonare la linea dura, accettare il compromesso richiesto dall'azienda e togliere i picchetti. Il 17 ottobre 1980 i licenziamenti richiesti dalla Fiat si trasformano in cassa integrazione a zero ore.

Chiuso il capitolo degli anni '70, la Fiat svolta verso la "pax romitiana", rafforzata dal successo di un nuovo modello atteso da anni: la Fiat Uno.

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