Home » L’eredità Lamorgese

L’eredità Lamorgese

L’eredità Lamorgese

Risse e rapine in pieno giorno, furti per strada e nelle abitazioni, stupri di gruppo, pusher a ogni angolo. Sono reati che accomunano Milano, Roma, Torino, Napoli, Rimini… Tutte città dove la malavita, soprattutto straniera, è perfettamente a suo agio. Un lascito di insicurezza grazie alle strategie fallimentari del precedente ministro dell’Interno.


Nella Milano che il sindaco Beppe Sala vorrebbe «total green» , per strada, persino in pieno giorno, si rischia una coltellata se non si consegnano subito orologio e portafogli. Ci sono poi le ville dei vip che vengono svaligiate anche se i legittimi proprietari sono presenti, come nel caso di Roby Facchinetti (derubato nella sua casa a Bergamo). Le farmacie sono prese d’assalto più volte al giorno da rapinatori seriali. Molestie e violenze sessuali, anche di gruppo, ormai non si contano.

A Rimini durante una semplice passeggiata invernale ci si può ritrovare all’improvviso tra pusher che cercano di venderti la roba. E d’estate va anche peggio: scippi e furti in hotel. La città romagnola ha il primato italiano per le rapine (131 denunce ogni 100 mila abitanti) ed è seconda in classifica per i furti (oltre 9 mila il totale di quelli denunciati). È seconda anche per numero complessivo di denunce in base alla popolazione: 18.538, ovvero 5.502 ogni 100 mila abitanti. Il sindaco dem Jamil Sadegholvaad pensa di aver trovato una soluzione raddoppiando le telecamere, «ma dal 2024».

Mentre Roma di notte è forse la città d’Italia meno raccomandabile, tra aggressioni, pestaggi, sparatorie. Il sindaco di centrosinistra Roberto Gualtieri, però, ha lasciato a piedi la polizia locale. Il segretario del Sulpl (il sindacato dei «vigili») romano Marco Milani denuncia: «Erano state celebrate in pompa magna in piazza del Campidoglio, alla presenza di Gualtieri le 100 nuove moto in dotazione alla polizia locale di Roma Capitale. Ma la metà di queste sono rimaste ferme anziché prestare il loro servizio su strada».

Motivo? «Il Comune» spiega Milani «non è stato in grado di acquistare l’equipaggiamento per i conducenti». E si è guadagnato la maglia nera nell’ultimo report del Sole 24 ore sull’indice di criminalità: 10.206 furti domestici denunciati in città nel 2022. Torino, invece, spaventa per le baby gang. Tanto che il procuratore generale Francesco Saluzzo si è visto costretto a denunciare pubblicamente «l’allarmante aumento delle forme di devianza e dei reati commessi dai minori e anche da giovanissimi appena maggiorenni». Il giudice ha chiesto a gran voce «un forte potenziamento delle strutture giudiziarie minorili, lasciate nelle condizioni già deficitarie degli anni passati e oggetto di scarsa attenzione». Una pesante tirata d’orecchie per l’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia e una richiesta d’aiuto per Carlo Nordio.

Ma è l’eredità lasciata dall’ex ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a preoccupare. Le metropoli, dopo gli ultimi anni, assomigliano pericolosamente a piccole Gotham city. I dati su scala nazionale parlano chiaro. Violenze sessuali: 4.433 nel 2021 e 5.128 nel 2022, con un bel +15,7 per cento. I furti battono tutti i record: 653.889 nel 2021 e 782.391 nel 2022. Un balzo del 19,7 per cento. Le rapine: 17.805 nel 2021 e 21.037 nel 2022. L’impennata questa volta è del 18,2 per cento. Numeri che Lamorgese conosceva bene, perché provenienti dal Dipartimento di pubblica sicurezza, che fa capo proprio al ministero dell’Interno. La prefetta del «Governo dei Migliori» si è affannata a propagandare qualche «faremo», ma la sua strategia si è rivelata un fallimento. La percezione di sicurezza che ha consegnato al suo successore Matteo Piantedosi è ai minimi termini. E ci sono casi emblematici. Un furto o un tentato furto ogni sera ha fatto insorgere i cittadini di una contrada di San Gennaro Vesuviano, alle porte di Napoli, esasperati dalle intrusioni di malviventi in casa, che ora chiedono maggiore sicurezza e l’intervento delle istituzioni locali «prima che ci scappi il morto» dicono. I residenti di contrada Nocellari e di via Musiello, i più colpiti. Si sono anche organizzati in gruppi Whatsapp e ronde. «Entrano mentre siamo in casa» raccontano a Panorama.

C’è chi ha subito furti ingenti, chi solo il danneggiamento di porte e finestre perché si è accorto in tempo del tentativo di intrusione. In una lettera inviata al sindaco, al prefetto di Napoli e alle forze dell’ordine, il comitato sottolinea di essere «al collasso, sia mentalmente che economicamente». Anche i tassisti napoletani sono esasperati. Due le aree off limits: Secondigliano e Scampia. «Se va bene perdi l’incasso, se va male ti portano via la macchina» spiega un esponente dell’associazione dei tassisti. Nel 2022, infatti, sono cresciuti anche i furti d’auto: nove su dieci sono concentrati in sole cinque regioni, Campania (33 per cento), Lazio (24), Puglia (21), Lombardia (12) e Sicilia (2). In Campania sono le utilitarie i modelli maggiormente presi di mira.

Le auto di lusso, invece, spesso vengono utilizzate per il cosiddetto «cavallo di ritorno»: la restituzione al proprietario avviene solo dopo il pagamento di un riscatto. In Puglia sono rubate per ricavarne pezzi di ricambio. Finiscono tutte a Cerignola, in provincia di Foggia, dove le organizzazioni criminali le smantellano in meno di 24 ore. I predatori delle città, però, sono in larga parte stranieri. Stando ai dati Istat, il 33 per cento dei detenuti in Italia è nato all’estero. Così come il 41 per cento dei detenuti per violenza sessuale. Lo è anche il 40 per cento di quelli finiti in carcere per violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, e il 38 per cento di chi sta scontando omicidi preterintenzionali e lesioni personali volontarie. Infine sono stranieri anche il 34 per cento dei detenuti per furto e il 29 per cento di quelli accusati di rapina. E gli africani sono al vertice della criminalità straniera in Italia: secondo l’Istat sono il 17 per cento del totale dei detenuti.

C’è poi un ulteriore fenomeno, che porta direttamente dal barcone al crimine e che riguarda i minori stranieri non accompagnati. Dopo l’identificazione vengono affidati a centri d’accoglienza e comunità. Poi spariscono. Lo scorso anno in tremila (su 4.410 scomparsi) sono rimasti nell’ombra, soprattutto in Sicilia e in Lombardia. Egiziani e tunisini sono al primo posto. E mentre alcuni lasciano l’Italia per raggiungere parenti nel resto d’Europa, molti scelgono la cattiva strada e si dedicano alla delinquenza, gestiti dalle organizzazioni criminali. Sempre più spesso inoltre si raggruppano e fondano baby gang. Lo stivale ne è pieno, con concentrazioni maggiori a Milano, Lecco, Cremona, Torino, Verona, Lucca, Bolzano e Trieste. Fino a qualche tempo fa la città più a sud in cui imperversavano era Roma. Ma ora ce n’è una a Cosenza: i baby affiliati le hanno dato un acronimo come nome: «Stm». Letteralmente sta per «Siamo tutti mafiosi». E i boss della ’ndrangheta sembrano già sorridergli.

© Riproduzione Riservata