Eternit: "Giustizia negata, ma aspettiamo il processo bis"
Nadia Francalacci
“È stata negata la giustizia in nome del diritto. La strage è ancora in atto ”. È il commento amaro di Bruno Pesce, Coordinatore dell’Associazione vittime Eternit all’indomani della sentenza della Cassazione. "È sconcertante – spiega a Panorama.it, Pesce - che in Italia non si possa fare coincidere giustizia e diritto. E in questo caso l'ingiustizia è coincisa perfettamente con il diritto".
Sono 256 i casi di morte contestati dalla Procura di Torino all'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nell'inchiesta Eternit-bis. I pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace procedono per omicidio volontario con l'aggravante dei motivi abietti (la volonta' di profitto) e del mezzo insidioso (l'amianto).
Le duecentocinquantasei vittime sono decedute per mesotelioma pleurico dal 1989 ad oggi. Sessantasei sono ex lavoratori degli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato e Cavagnolo.
Giuseppe Pesce, dopo la rabbia, lo sconcerto e le lacrime , adesso che cosa ha intenzione di fare l’Associazione? “Aspettare la Procura di Torino. Esistono ancora procuratori che hanno voglia di cercare la verità e la giustizia e tra pochi giorni sarà chiesto il rinvio a giudizio dell’industriale svizzero per omicidio. Se non sbaglio, ironia a parte, in Italia l’omicidio è ancora un reato”.
Dal tono della sua voce, lei sembra davvero fiducioso, sugli esiti che avrà il processo Eternit bis… “La Cassazione ha solamente detto che il reato è prescritto non che Stephan Schmidheiny non ha colpe. La colpa dell’imprenditore c’è e l’ha riconosciuta anche il suo avvocato, quindi se la colpa è riconosciuta dovrebbe essere riconosciuto anche il reato di omicidio. Ogni giorno a Casale muore una persona. È una continua strage. Una strage senza fine”.
Paolo Liedholm, nipote di Nils, grande calciatore e allenatore svedese che vive a Casale Monferrato e ha perso la mamma nel 2008 per una grave malattia legata all'amianto, ha commentato così la sentenza della Cassazione: "Ora lo hanno stabilito con chiarezza: se si vuole uccidere qualcuno in Italia il miglior mezzo è l'amianto perché è legale".
"In Svezia tutto questo non sarebbe neanche successo - precisa Liedholm- perché dopo pochi ammalati sarebbe intervenuta l'autorità amministrativa e avrebbe chiuso la fabbrica. In Italia, invece, la si tiene aperta e si fa un processo penale dopo 20 anni, quando tutto invece é prescritto..."
Intanto bandiere a mezz'asta in tutto il Comune di Alba, Cuneo, in segno di solidarietà con Casale Monferrato. "Ci sembra doveroso - spiegano il Sindaco di Alba Maurizio Marello e l'Assessore all'Ambiente Massimo Scavino - esprimere la nostra vicinanza e fattiva solidarietà agli abitanti di Casale e ai familiari delle vittime".