Elie Wiesel, 1928/2016 - Fotostoria

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Elie Wiesel all'età di 15 anni.
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16 aprile 1945. Elie Wiesel (7° da sinistra nella fila centrale) tra i prigionieri di una baracca del campo di concentramento di Buchenwald, liberato dalle truppe americane dell'80esima divisione.
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26 novembre 1968. Lo scrittore Elie Wiesel autografa copie della sua novella "Le Mendiant de Jerusalem" a Parigi.
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Elie Wiesel in uno scatto del novembre 1980.
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9 maggio 1984. Il Presidente francese François Mitterrand insignisce Elie Wiesel della Legion d'onore, al Palazzo dell'Eliseo di Parigi.
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14 aprile 1985. Elie Wiesel riceve una Medaglia d'onore del Congresso degli Stati Uniti dalle mani dell'allora Presidente Ronald Reagan, alla Casa Bianca a Washington, DC.
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10 dicembre 1986. Elie Wiesel con il figlio Elisha e con il presidente del Comitato per i Premi Nobel, Egil Aarvik, durante la cerimonia dei consegna del Premio Noberl per la pace a Oslo, in Norvegia.
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7 febbraio 1986. Elie Wiesel sorride dopo aver ricevuto una laurea Honoris Causa all'Università Jules Verne di Amiens, in Francia.
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7 febbraio 1986. Elie Wiesel sorride dopo aver ricevuto una laurea Honoris Causa all'Università Jules Verne di Amiens, in Francia.
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18 dicembre 1986. Elie Wiesel in visita allo Yad Vashem di Gerusalemme, posa di fronte alla foto che lo ritrae nel 1945, alla liberazione del campo di concentramento Buchenwald.
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18 marzo 1991. George Bush riceve un premio della Fondazione Elie Wiesel, nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca a Washington, DC.
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29 novembre 1992. Elie Wiesel con l'allora presidente della Bosnia-Herzegovina, Alija Izetbegovic, durante una visita a Sarajevo.
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13 dicembre 1995. L'allora presidente USA, Bill Clinton, in conferenza stampa con Elie Wiesel nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca a Washington, DC, all'indomani dell'invio di 20.000 soldati USA in Bosnia, scelte definita "dignitosa e coraggiosa" dal Premio Nobel per la Pace.
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18 dicembre 1995. Elie Wiesel accende una candela presso un altare temporaneo eretto presso la ex sede dell'Associazione di mutuo soccorso degli ebrei argentini a Buenos Aires, durante una cerimonia di commemorazione dell'attacco terroristico che nel luglio 1994 ha ucciso 86 persone
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Elie Wiesel, fotografato in campo del Ghetto a Venezia, nel giugno 1995.
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21 gennaio 1998. Elie Wiesel in un ritratto all'Eckerd College di St. Petersburg, in Florida, USA.
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7 dicembre 1998. Elie Wiesel con il Dalai Lama alla cerimonia di apertuta delle celebrazioni per i 50 anni della Dichiarazione universale dei Diritti umani, nella sede UNESCO a Parigi.
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28 giugno 2007. Elie Wiesel partecipa a Milano a un "Aperitivo con gli autori".
Olycom
9 settembre 2008. Elie Wiesel presenta il suo libro "Le cas Sanderberg" a Boulogne Billancourt, Francia.
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26 ottobre 2009. Elie Wiesel con Rita Levi Montalcini.
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5 giugno 2009. Elie Wiesel con Barack Obama, Angela Merkel e un altro sopravvissuto all'olocausto di nome Bertrand Herzin visita al campo di concentramento di Buchenwals, in Germania.
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27 gennaio 2010. Elie Wiesel pronuncia un discorso davanti al Parlamento italiano, alla presenza dell'allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, in occasione del Giorno della memoria.
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5 dicembre 2011. Elie Wiesel accolto dal Presidente USA, Barack Obama, nello Studio Ovale della Casa Bianca.
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24 aprile 2012. Elie Wiesel partecipa al Gala della rivista Time in onore delle "100 persone più influenti al mondo" a New York.
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29 aprile 2013. Elie Wiesel interviene al Tributo nazionale al Museo memoriale dell'Olocausto degli Stati Uniti a Washington, DC.
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23 settembre 2014. Elie Wiesel con la moglie Marion mentre riceve dalle mani del Ministro degli esteri tedesco dell'epoca, Frank-Walter Steinmeier, la Croce al merito della Germania federale a New York, USA.
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3 marzo 2015. Eliezer 'Elie' Wiesel omaggiato da una standing ovation alla House of Representatives, durante una seduta congiunta del Congresso USA alla presenza del Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu (non nella foto).
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28 maggio 2015. Elie Wiesel al gala di premiazione dei Campioni internazionali dei valori ebraici a New York, USA.
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28 maggio 2015. Elie Wiesel al gala di premiazione dei Campioni internazionali dei valori ebraici a New York, USA.

Il premio Nobel per la Pace Eliezer "Elie" Wiesel è scomparso a New York lo scorso 2 luglio, all'età di 87 anni. Nato il 30 settembre 1928 in seno a una famiglia ebrea in Transilvania, nella località ungherese di Sighet, attuale Romania, dal 1963 era cittadino statunitense. La sua giovane vita fu sconvolta nel 1940, quando l'Ungheria annesse la sua città e costrinse gli ebrei a chiudersi nel ghetto. A 15 anni i nazisti lo deportarono insieme alla famiglia ad Auschwitz, dove moriranno la madre e la più piccola delle sue tre sorelle. In seguito verrà trasferito nei campi di concentramento di Buna Werke, un lager secondario di Auschwitz,  e poi di Buchenwald, dove perse il padre.

Sopravvissuto allo sterminio, con il braccio destro tatuato per sempre dal numero da detenuto A-7713 , si trasferì a Parigi per studiare alla Sorbona, iniziando poi a lavorare come giornalista. 

Wiesel divenne nel tempo tra i più eloquenti testimoni della tragedia del suo popolo, di sei milioni di ebrei trucidati dal nazismo: è stato autore di 57 libri, tra cui reportage, conferenze, saggi, novelle, due cantate e due testi teatrali. La sua opera maggiormente nota è forse La Notte, testo autobiografico basato sulla tragica esperienza nei campi di concentramento, tradotto in inglese neol 1960. Descrivendo i suoi sensi di colpa per essere sopravvissuto e i dubbi che lo tormentavano su un Dio che aveva permesso tutto quel massacro, nei suoi libri ha scavato a fondo nei meandri delle grandi questioni emerse dall'Olocausto.

Fedele alla tradizione giudeo-chassidica, apparteneva a una famiglia di intellettuali segnati dall'Olocausto, termine che divenne di uso comune grazie in particolare a un suo articolo scritto per il New York Times nel 1961. Difensore dei Diritti umani, denunciò il razzismo e la violenza in tutto il mondo, ma centrò la sua riflessione soprattutto sull'umiliazione totale e il disprezzo per l'umanità praticato nei campi di sterminio della Germania di Adolf Hitler. Il suo lavoro a difesa del popolo ebraico e dello Stato di Israele gli assicurarono un riconoscimento unanime nel Paese tanto che nel 2014 gli venne proposto - ma non diede la sua disponibilità - di diventare capo dello Stato. 

"C'è in lui qualcosa di Lazzaro", aveva detto di Wiesel il premio Nobel per la Letteratura François Mauriac, che nel 1954 l'aveva spinto a scrivere delle sue esperienze ai confini del male. Secondo il New York Times, il suo vero merito fu aver riempito un vuoto, facendo emergere l'enormità del genocidio: per quasi due decenni dalla fine della guerra, i sopravvissuti rimasero per lo più pietrificati nel loro silenzio.

"Elie Wiesel ha insegnato a non restare in silenzio di fronte all'ingiustizia", ha detto il presidente del World Jewish Congress, Ronald Lauder, definendo lo scrittore "un faro di luce" nei confronti del quale il mondo ebraico "ha un enorme debito di gratitudine". Wiesel "non dormì mai di fronte alle ingiustizie e svegliò gli altri quando dormivano. Lui, che era sopravvissuto, sapeva di cosa parlava quando sollevò il dramma delle persecuzioni in Ruanda, o nella ex Jugoslavia o in altre parti del mondo", ha detto Lauder.

Tra i primi a esprimere cordoglio, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato: "Ha dato espressione alla vittoria dello spirito umano sulla crudeltà e il diavolo". Wiesel aveva uno strettissimo rapporto con il presidente Usa Barack Obama, con cui aveva parlato a Buchenwald, il campo da cui era stato liberato a 18 anni. (ANSA/AGI)

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