Ducati, con Lorenzo il titolo mondiale è possibile

Jorge Lorenzo ha detto basta alla Yamaha per fare sua la causa Ducati. Venticinque milioni di euro, due anni di contratto. La nuova avventura del cinque volte campione del mondo nella terra dei tortellini inizierà ufficialmente nel marzo 2017 con la prima gara del campionato che verrà. Undici mesi undici di attesa. Storie di MotoGp, è la consuetudine fatta regola. Si scoprono tutte le carte quando la partita è appena iniziata. La chiamano programmazione: felici tutti, anzi, pochissimi. 

Tutti i piloti Ducati nella MotoGp

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Troy Bayliss. In Ducati nel 2003, 2004 e nel 2006 (una gara, una vittoria). Sul podio 5 volte.

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Loris Capirossi. In Ducati dal 2003 al 2007. Ha vinto sette gran premi, raggiungendo il podio complessivamente in 23 occasioni.

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Carlos Checa. In Ducati nel 2005. Due volte terzo.

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Cal Crutchlow. In Ducati nel 2014. Il suo bilancio: un podio e nulla più.

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Andrea Dovizioso. In Ducati dal 2013. Il suo bilancio fin qui: sette podi e nessuna vittoria.

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Sete Gibernau. In Ducati nel 2006. Mai salito sul podio.

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Nicky Hayden. In Ducati dal 2009 al 2013. Tre podi in tutto.

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Alex Hofmann. In Ducati nel 2006. Ha disputato soltanto tre gare, nulla da segnalare.

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Andrea Iannone. In Ducati dal 2015. Per lui, quattro podi.

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Mika Kallio. In Ducati nel 2009. Ha preso il posto di Stoner in tre gare. Miglior risultato: settimo posto.

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Marco Melandri. In Ducati nel 2008. Mai arrivato tra i primi quattro.

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Michele Pirro. Sulla Ducati ufficiale nel 2014. Una gara da sostituto di Cal Crutchlow: 17° posto.

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Valentino Rossi. In Ducati nel biennio 2011-12. Ha concluso la gara tra i primi tre soltanto in tre occasioni.

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Casey Stoner. In Ducati dal 2007 al 2010. Il suo bilancio: 23 vittorie, 42 podi, un titolo mondiale, nel 2007.

Lorenzo lascia la Yamaha dopo nove anni di corse e rincorse che hanno prodotto fin qui 41 vittorie, 99 podi e 3 titoli perché altro non avrebbe potuto e voluto fare. La convivenza con Valentino Rossi, lo Zingarelli del motomondiale, il pilota senza il quale la MotoGp respirerebbe a fatica, aveva ormai raggiunto livelli di guardia. Rivedere per credere i titoli di coda del 2015, quando la tensione tra i due fuori e dentro la pista si era trasformata in una lotta senza fine e senza prigionieri. L'esito è noto: vinceva Rossi, ha vinto Lorenzo. Con l'appoggio più o meno condizionato e condizionante di quel Marc Marquez che in pochi mesi ha lasciato per strada a torto o a ragione una fetta importante dei suoi estimatori.

Intascato il titolo, il pilota maiorchino è passato alla cassa per riscuotere i crediti di un talento travolgente. La Yamaha non si è tirata indietro: ecco il contratto che vale l'ennesimo rinnovo. Proposto a lui come al Dottore, che però l'ha rispedito al mittente firmato in un amen, forse meno. Lorenzo non ha gradito e ha dato così forma e sostanza all'amicizia che da anni lo lega a Gigi Dall'Igna, numero uno Ducati. L'obiettivo dell'intesa, uno e uno soltanto: vincere e vinceremo.

"Per andare in Ducati ci vogliono le palle", aveva detto Rossi in direzione del compagno di squadra, sollecitandolo ad accettare una sfida che al Vale nazionale aveva provocato nel biennio 2011-2012 un carico pesantissimo di noie e fastidi. Lorenzo non si è fatto pregare. Ha chiesto rassicurazioni in merito al programma di sviluppo della scuderia di Borgo Panigale e ha rotto gli indugi, mettendo nero su bianco quella che potrebbe diventare la sua vendetta più dolce: riuscire dove Rossi non è riuscito. Ovvero, conquistare un mondiale in sella a una moto che non porta a casa un trionfo mondiale dal 2007 (Casey Stoner, oggi collaudatore Ducati). Ci riuscirà?

A giudicare dai grandissimi passi in avanti compiuti dalla casa tricolore con l'avvento di Dall'Igna l'impresa non è affatto impossibile. Le prime tre gare del campionato 2016 lo dimostrano. La Desmosedici non ha rivali sul rettilineo. E' veloce, velocissima, più della Yamaha, più della Honda. Vero, soffre ancora all'ingresso e alle uscite delle curve, ma considerando il grande lavoro che è stato fatto fin qui è legittimo attendersi a stretto giro di posta un cambio di passo radicale, forse definitivo. Ci crede dall'Igna, ci crede Lorenzo. Che da qui al rompete le righe di Valencia (13 novembre) farà certamente di tutto e pure di più per iniziare la nuova avventura in rosso con un'altra medaglia sul petto.

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