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La donna che si batte per salvare le spose bambine

“Ho un sogno: voglio continuare a studiare e non sono pronta per sposarmi» Arzina aveva 13 anni, quando disse queste parole ai suoi genitori. Era una delle migliaia di bambine destinate a un matrimonio precoce in Bangladesh. Pratica che nel paese è diffusissima, benché perseguita dalla legge (ma le pene sono solo multe) e combattuta dalle autorità. Si calcola che almeno il 64 per cento delle donne tra i 20 e i 24 anni si siano sposate prima dei 18 anni.

Ora che ha 22 anni, Arzina studia e insieme a un gruppo di volontari fa la “wedding buster”: si impegna a convincere le famiglie a far studiare le figlie invece che trovare loro un marito, spesso molto più vecchio. All’occorrenza interviene per mandare all’aria cerimonie già organizzate. 

Spose bambine in Bangladesh

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Bakul ha 17 anni. A 15 anni ha dovuto lasciare la famiglia per sposarsi e abbandonare la scuola senza poter fare gli esami finali. Ha avuto una bambina, Jui e non ha mai potuto riprendere a studiare. Bakul è spesso malata e ha perso molto peso perché non si nutre adeguatamente.

Spose bambine in Bangladesh

Plan / Bernice Wong
Rajbanu ha avuto la sua prima bambina quando aveva appena compiuto 14 anni. Ora ha 21 anni, 4 figlie, e soffre di prolasso uterino. Suo marito è un lavoratore alla giornata a Dhaka e ritorna a casa ogni 2-3 mesi. Rajbanu racconta: “mi sveglio tutti i giorni alle 6 del mattino e lavoro fino a mezzanotte: non ho altra scelta"

Spose bambine in Bangladesh

Plan / Bernice Wong
Sherina ha 24 anni e 11 gravidanze tragiche alle spalle. Sei si sono concluse con un aborto, 5 bimbi sono morti nei primi mesi di vita. I genitori, ogni volta che rimaneva incinta, le regalavano un vestitino per il nascituro. Sherina ne ha conservati alcuni sperando di potere avere un figlio in futuro.

Spose bambine in Bangladesh

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Il padre di Monufa (a destra) aveva deciso di darla in sposa per ridurre i costi della famiglia. Monufa ne ha parlato agli amici, che hanno informato i "wedding busters". I ragazzi sono andati a trovare la famiglia di Monufa e hanno convinto i genitori a farla studiare. Lei ha deciso di fare l’infermiera.

Spose bambine in Bangladesh

Plan
Sonhita, 13, ha una bambina di 6 mesi. Si è sposata quando ne aveva 10 con suo cugino di 16 anni. Sonhita non è felice, avrebbe voluto continuare gli studi e diventare un'insegnante.

“Avevo visto cosa era successo alle ragazzine della mia età che si erano sposate” racconta Arzina   a Panorama.it: “erano diventate madri,  stavano male ed erano infelici”.  Le giovanissime mogli, strappate alle famiglie, subiscono uno shock psicologico ed emotivo, hanno più probabilità di finire vittime di violenze e abusi. E corrono molti più rischi di subire gravi danni fisici o morire dando alla luce un bambino. 

Arzina, cresciuta in un villaggio remoto, 400 chilometri a nord della capitale Dakha, aveva smesso di andare a scuola perché i genitori non potevano più permettersi di pagare la retta e i costi per i quaderni o le matite. Ma l’ong Plan International proprio nella zona aveva organizzato attività informali di istruzione primaria, rivolte a bimbi come Arzina. Lei si rivela davvero brava, e a 12 anni può iscriversi alle medie. In quel periodo entra anche a far parte della Children’s organization, promossa da Plan in Bangladesh “Nel gruppo ho imparato quali sono i diritti dei bambini,  come battermi per farli rispettare e come aiutare altri a fare lo stesso” continua Arzina.

È hai suoi compagni della Children’s organization che Arzina un giorno svela di essere promessa in sposa. “Ero una ragazzina, e nella nostra società l’opinione dei bambini non conta molto. Ma ho trovato il coraggio di far sentire la mia voce, grazie agli amici del gruppo” dice. 

I genitori, però  erano sordi al grido di Arzina. La Children’s organization si è quindi rivolta a una commissione locale composta da vari rappresentanti del villaggio tra cui agricoltori, leader religiosi, maestri. Una della insegnanti di Arzina ne faceva parte, ed è riuscita  a convincere definitivamente la famiglia della ragazzina a lasciarle finire la scuola.

Una volta al mese il gruppo dei "wedding busters" di cui Arzina fa  parte si riunisce per programmare le attività di sensibilizzazione delle famiglie. “Cerchiamo soprattutto di far capire l’importanza dell’istruzione,  i rischi del lavoro minorile e dei matrimonii precoci” spiega la giovane bengalese. “Non è sempre facile. I genitori ci hanno spesso affrontato duramente chiedendoci se fossimo disposti a risarcirli delle spese sostenute per le mancate nozze, o a sostenere la figlia che non si sposava più”. 

Le bambine sono percepite come un peso economico per le famiglie. La dote aumenta con l’età, per questo soprattutto nelle aree rurali, si combinano matrimoni precoci: la moglie bambina lascia la casa paterna e qualcun altro dovrà nutrirla. 

Dal 2012 Plan International ha avviato la campagna Because I am a girl: quasi 400 progetti in Africa, Asia e America Latina con l’intento di promuovere l’istruzione delle bambine ed eliminare la violenze di cui sono vittime, come mutilazioni genitali, gravidanze premature e matrimoni precoci. Solo nel 2014, i progetti di Plan hanno raggiunto oltre 150.000 bambine che adesso hanno il potere di decidere se, quando e con chi sposarsi.

In Bangladesh Plan è impegnata  a creare zone libere da matrimoni precoci, dove si tenta di registrare alla nascita tutte le bimbe (impedendo così  che i genitori mentano sull’età della sposa) e dove l’intera comunità viene sensibilizzata sull’argomento. Dal 2005 22 dei 39 distretti bengalesi in cui l’ong è presente sono stati dichiarati “liberi” dai matrimoni precoci. 

“Quando veniamo a sapere che una bambina sta per sposarsi interveniamo subito per impedirlo” aggiunge Arzina “Purtroppo alcune famiglie hanno cominciato a organizzare matrimoni di nascosto, lontano dal villaggio dove risiedono”.

Arzina sta completando gli studi in storia islamica all’università “Sogno di diventare un’insegnante. Da poco ho ricevuto una donazione per cominciare a svolgere attività educative nel mio villaggio. Con quei soldi posso pagare tre insegnanti e comprare matite e quaderni per 65 bambine. Cinque ragazze che non hanno studiato, invece, grazie alla donazione stanno imparando il mestiere di sarta.  Voglio che le donne del mio paese non siano più neglette, che i bambini possano godere dei propri diritti. Che tutti possano vivere con dignità”. Buon 8 marzo Arzina.


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