I debiti di Alitalia non finiscono mai (tanto paghiamo noi)

È sempre più drammatico e strano il destino di Alitalia, una società nata per volare che sta affondando sempre più nel buco nero senza fondo dei debiti. Si, perché ormai non passa giorno senza che (come accade ad ogni fallimento che si rispetti) arrivi chi chieda soldi. In maniera tra l'altro del tutto legittima.

A scavare ancor più a fondo nelle centinaia di milioni di euro di debiti che l'ex compagnia di bandiera ha lasciato a noi contribuenti è di ieri la richiesta di Assaeroporti, il cui Presidente, Carlo Borgomeo, ha fatto presente come "Non si può continuare a ignorare che il vettore da tempo non paga i gestori aeroportuali e che i crediti hanno assunto dimensioni non più sostenibili. La comprensibile volontà di favorire la nascita della compagnia nazionale di riferimento e di gestire al meglio una grave crisi occupazionale non può tuttavia sottovalutare la situazione di difficolta' degli aeroporti, anch'essi impegnati in una complicata opera di ripartenza e di salvaguardia di migliaia di posti di lavoro".

Ecco l'ultima frontiera dei debiti Alitalia: quelli verso gli aeroporti, società che causa Covid hanno pagato come pochi altri la crisi e che solo ora cominciano a vedere la luce in fondo al tunnel ma che per mesi hanno taciuto sui mancati pagamenti. E non stiamo parlando di briciole. Dati ufficiali completi non ce ne sono ma dalla Federazione che raggruppa i principali scali nazionali si racconta di 100 milioni, un mare di soldi per casse così a secco.

Destino vuole che sempre di 100 milioni si parla quando consideriamo l'altra spinosa questione per le casse di Alitalia: i rimborsi dei biglietti.

100 milioni infatti è la cifra stanziata dal Governo, e quindi anche in questo caso soldi nostri, per i rimborsi. Rimborsi cui stando anche alle normative internazionali i clienti della ex compagni di bandiera hanno diritto, senza se e senza ma. Il problema è che al momento questi soldi non si sa come e quando torneranno nelle tasche di chi li ha spesi e soprattutto non si sa se basteranno.

Il rischio infatti, in mancanza di dati completi, è che serviranno altri milioni per coprire gli ultimi buchi. Inutile dire che anche in quel caso sempre di denaro di tutti noi si tratta.

Debiti su debiti, milioni su milioni con la politica che sembra lontana dall'idea di rompere definitivamente con il passato, soprattutto in questo periodo pre elettorale. Tra dipendenti ed indotto stiamo infatti parlando di decine e decine di migliaia di voti, forse 150 mila. Un bacino elettorale che da sempre la politica ha coccolato e difeso e che ora però è diventato insostenibile.

Tagliare il cordone ombelicale è l'unica soluzione prima che tocchi al Paese ripagare altri debiti ed insolvenze. «Stanno facendo di tutto purché Ita non parta» è la considerazione che gira negli ambienti aerei italiani «anche perché essendo una nuova compagnia più snella e libera da fardelli politico-sindacali potrebbe anche funzionare»

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