De-natalità? Alla politica non interessa

Ma quale Salone della Giustizia. Piuttosto dell'ingiustizia, verrebbe da dire. Specie dopo che il 27 ottobre, nell'appuntamento clou della seconda giornata – tema «Il diritto di venire al mondo. De-natalità: strategie per il futuro» – si è registrata la fuga del governo e la totale assenza della politica. A eccezione di un videomessaggio pre-registrato della ministra per la Famiglia Elena Bonetti, prima il ministro della Sanità Roberto Speranza e poi il suo vice Pierpaolo Sileri si sono sfilati dal dibattito, con la scusa dei preparativi per il G20 di questa settimana nella capitale.

Diceva Cicerone: «Familia est principium urbis et quasi seminarium rei publicae». Cioè, «la famiglia è il principio della città e – possiamo dire – il seme dello Stato». A ricordare questa frase così profonda al convegno tenutosi presso il Tecnopolo di Roma, è stato Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita. Ma il prelato predicava da solo, in un auditorium gremito e ricco di panelist di livello. Però senza contraddittorio e, soprattutto, senza disporre di un referente delle istituzioni a ricevere l'appello accorato del mondo dell'associazionismo. Che, complice la mattatrice della giornata - Daniela Possemato di Impresa per la Vita – ha ricordato a tutti come «un futuro senza figli semplicemente non è un futuro».

Ma un governo che non si cura del domani e pensa solo all'oggi, quale sicurezza può garantire ai nostri figli e alle loro famiglie? Sempre che di figli cui rivolgersi ve ne siano. Perché, come vedremo tra poco dai dati, la de-natalità galoppa in questo Paese. Ma la grande priorità dell'Italia sembra non essere altro che il presente.

Eppure, il vero problema italiano non è né la crescita economica, né i no vax e nemmeno le convulsioni politiche del centrodestra (Matteo Salvini è invece accorso nel panel seguente, per un face to face col direttore di SkyTg24). No, il vero pericolo per il nostro Paese ha un solo nome e si chiama «inverno demografico». È anch'esso connesso con il clima, ma con un genere di clima che colpisce anzitutto la salute delle persone. Lo si può sintetizzare così: l'infertilità delle nuove generazioni sta portando dritti verso un mancato ricambio generazionale, che rischia di compromettere la vita stessa di questo Paese. Eppure, come per l'emergenza climatica, nessuno ne vuol sentir parlare.

Che la de-natalità fosse una realtà preoccupante già da anni lo si sapeva bene. Ma con l'arrivo della pandemia è corrisposto un crollo verticale delle nascite, che allarma in particolare l'Italia, dove si registrano da anni i numeri più bassi dell'intera Unione Europea. Se prima della crisi economica del 2008 - l'«anno zero percentuale» delle nascite insieme al 2006 - i nuovi nati nel nostro Paese erano stati 576.659, nel 2015 si era già scesi alla cifra di 485.780, che aveva segnato una caduta pari al -2,7%.

Nulla però in confronto all'ultimo dato disponibile, quello appunto registrato in epoca Covid: con sole 404.000 nascite, nel 2020 in Italia si è arrivati così a toccare un allarmante -5,8%, il dato più basso di sempre dall'unità nazionale. E dal Salone della Giustizia arrivano i primi dati sul 2021, che attesterebbero le nascite del 2021 addirittura sotto i 390 mila, con 20 mila nati in meno.

Un dato inquietante. Nonostante l'evidenza, è il silenzio delle istituzioni la vera notizia di oggi. Perché non se ne vuole parlare? Il Family Act è forse ritenuta una misura sufficiente da Palazzo Chigi? È la domanda cui nessuno ha voluto rispondere al Salone. Dove invece è risuonato l'allarme degli addetti ai lavori in ambito sanitario. Anche perché, come hanno ricordato tutti, il calo demografico italiano investe molti ambiti della società: come i disturbi alimentari.

Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, infatti, in Italia a essere affetto da disordini alimentari è il 3,3% della popolazione generale: sia l'anoressia – seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, nella fascia d'età dai 12 ai 18 anni – che la bulimia, sono patologie sempre più diffuse e che interessano una fascia ampia di popolazione. A questi si aggiungono i disturbi del comportamento alimentare meno discussi, ma non per questo meno gravi: come la drunkoressia (cioè il ridurre la quantità di cibo assunto per poter aumentare l'assunzione di alcol, senza aumentare il peso corporeo). Tutto ciò ha un'incidenza diretta ed estremamente negativa sul progredire del tasso d'infertilità.

Insieme a Monsignor Paglia e a Donatella Possemato di Impresa per la Vita, hanno dibattuto di questo grandi professionisti: Giovanni Scambia, presidente della Società italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) e direttore scientifico della Fondazione Policlinico Università Gemelli IRCCS; Luigi Orfeo, presidente Società Italiana di Neonatologia e direttore della Terapia intensiva neonatale dell'ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma; Giuseppe Giuffrida, amministratore unico del CRA di Catania e responsabile del Punto Nascita dell'Istituto Clinico Vidimura di Catania; Domenico Arduini, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia Università Tor Vergata.

L'appuntamento resta un'occasione persa e una brutta figura per la classe politica odierna. Ma c'è chi non si dà per vinta. Come la stessa Possemato, che ai microfoni di Mediaset ha dichiarato: «Ci impegneremo affinché il tema rientri nell'agenda di governo. Abbiamo già molte proposte, soprattutto per le famiglie. Stiamo partendo con campagne informative che attiveremo per i giovani, il vero grande buco nella sanità italiana. Ce la faremo a uscire dall'inverno, ma serve il contributo di tutti».

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