I dati che confermano il buono stato dell'Italia

Presi dal commentare i risultati del voto in Abruzzo e a capire se la rateizzazione delle cartelle esattoriali sia o no un condono ed un incentivo ad evadere il fisco o un nuovo modo di vedere il rapporto cittadino-agenzia delle entrate abbiamo fatto passare sotto silenzio alcuni dati macro economici che dicono tanto del reale stato dell’Italia. Partiamo dal fondo.

Stamane l’Istat ha diffuso i dati complessivi del 2023 sul lavoro in Italia. Ed i numeri sono emblematici: in 12 mesi sono stati creati 481 mila posti di lavoro; a rendere questo numero ancora più significativo il fatto che si tratti per lo più non di lavoro precario ma di occupazione stabile, a tempo indeterminato. La disoccupazione è al 7,7% ed i senza lavoro sono per la prima volta da anni sotto i due milioni. Non serve un esperto di economia per capire che è proprio l’occupazione il vero motore della ricchezza e del benessere di un paese; dal 2023 esce quindi un paese più ricco, solido, stabile.

Adesso torniamo indietro nel tempo al 2011, ai tempi del complotto europeo (con il benestare dell’allora Presidente della Repubblica, Napolitano?) contro il governo Berlusconi. Furono settimane in cui gli italiani impararono un nuovo vocabolo: spread. Era il dato che, ci spiegarono allora, da solo raccontava la bontà, la forza e la credibilità internazionale dell’Italia. Allora si arrivò addirittura a 572, livello cui (si disse in quelle concitate settimane prima delle dimissioni del governo) l’Italia era ad un passo dal fallimento.

Se guardiamo oggi lo spread ci accorgiamo che siamo a quota 120 punti base, ai livelli più bassi dall’autunno 2021 se non degli ultimi 5 anni. Tutto questo in un momento storico economico di certo non favorevole: la guerra in Ucraina, quella a Gaza, gli attacchi Houthi nel Mar Rosso… situazioni che non aiutano ma che non influenzano certi risultati. Andiamo avanti.

Due settimane fa il Ministero dell’Economia ha messo a disposizione degli investitori il famoso Btp Valore; prodotto che ha riscosso la fiducia di numerosi investitori (650 mila i contratti sottoscritti) per un totale di 18,3 mld di euro, cifra impressionante se si pensa che l’ultima manovra economica è stata di 30 mld di euro. Segno (non è opinione nostra ma questa si degli analisti di finanza) di una fiducia strutturale degli investitori verso l’impresa Italia.

Parliamo di lotta all’evasione fiscale. I dati dell’Agenzia delle Entrate, sempre riferiti al 2023, raccontano di un recupero record, da 24,7 mld (ben 4 mld in più rispetto all’anno passato) e che il gettito volontario è stato di 536 mld, ben 26 in più. Insomma, in un anno l’Agenzia si è trovata nelle casse 30 mld in più. Una manovra finanziaria…

Aggiungiamo inoltre che l’inflazione si sta abbassando e che la Borsa vola dato che l’indice Mib è passato in 12 mesi da 28 mila punti a sfondare (ieri) quota 36 mila, con un +27% che sta facendo contenti milioni di investitori.

Numeri reali, numeri indiscutibili. Difficile quindi ascoltare chi oggi prova a raccontare di un paese in crisi ed in piena povertà. certo, si può sempre crescere di più, si può sempre fare meglio ma oggi l’Italia sta bene anche rispetto agli altri grandi paesi europei che per decenni ci hanno fatto la morale guardandoci (con la forza dei loro numeri) dall’alto in basso e che oggi fanno i conto con dati in negativo. Ed è altrettanto difficile non riconoscere gran parte del successo di questi numeri con l’attività di governo. Ma se volete credere che sia tutta fortuna e frutto di strane congiunture astrali, fate pure.

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