Dagospia segnalato da Google. Ecco perché

Se fosse stato vero saremmo dinanzi ad un comportamento da bavaglio del web mai visto prima. Quando una schermata rossa ha bloccato ieri i navigatori diretti al sito/blog di Roberto D’Agostino la rete (una fetta molto piccola) è entrata in ansia. Bloccano Dagospia perché scrive roba forte? Gli articoli hanno dato fastidio a qualcuno? Questi gli interrogativi che capeggiavano ieri tra forum e social network. Purtroppo, anzi per fortuna, non è così. Lo scanner automatico di Google analizza ogni giorno la presenza di codice maligno all'interno del web, non sotto richiesta di semplici utenti ma direttamente dagli amministratori di sistema. Come si legge dalle pagine di supporto per i webmaster di Google: “I sistemi automatici di Google eseguiranno la scansione del tuo sito web. Se non rileviamo malware, rimuoveremo l'avviso dal tuo sito. Questa procedura potrebbe richiedere circa un giorno; puoi verificare lo stato della tua richiesta in Strumenti per i Webmaster nella pagina Malware della sezione Condizione".

In parole povere gli utenti non possono segnalare un sito a Google senza un vero motivo ed in ogni caso Google non applica l’avviso senza aver prima effettuato i controlli. Le segnalazioni che i navigatori possono inoltrare sono ben specifiche, come la stessa azienda segnala in un’altra sezione della pagina per i webmaster : “Se nei risultati di ricerca di Google trovi informazioni che ritieni debbano essere rimosse (ad esempio, dati sensibili, contenuti illegali o link obsoleti), segui i suggerimenti riportati di seguito…”.

Qual è quindi il reale motivo per cui Google fino a ieri segnalava Dagospia come possibile pericolo malware?

Io eviterei i complottismi. Potrebbe trattarsi di un falso positivo, tenendo conto che, oltre alle segnalazioni, sono le macchine che analizzano i contenuti del sito. Molto probabilmente si tratta di un inconveniente tecnico, a livello di webserver ospitante, o causato da uno dei banner pubblicitari che affollano il sito, che portano contenuti esterni al sito, non sempre controllabili” – spiega a Panorama Luca Perencin, CEO dei NoLabs e IT consultant per le PMI.

Gli strumenti di analisi di Google ricercano problemi nel codice e non nel contenuto di un sito. Questo vuol dire che se Dagospia se la prende con il Papa o con Letta a Google non interessa poi molto. Diverso se all’interno dell’articolo sul Presidente del Consiglio c’è del codice maligno. “Noi notifichiamo il problema ai webmaster e lavoriamo con loro per offrire informazioni e risorse che li possono aiutare a ripulire i loro siti” – spiega un portavoce di Google. Eppure alla redazione di Dagospia sono convinti che dietro ci sia un complotto: “Qualcuno non avrà gradito un articolo (in Rete si dice sia questo sui derivati ) pubblicato ieri e ha coordinato una serie di segnalazioni contro Dagospia affinché Google lo bloccasse a scopo cautelativo”. Non questa volta.

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