D'Alema e Bersani: il "duello"

Duello a distanza e di una durezza senza precedenti tra Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema. Con il primo che gli dice dai microfoni di Repubblica tv  che lui non gli chiederà di ricandidarsi e il secondo che gli replica secco: "Non decide Bersani, ma la direzione del partito, a norma di statuto".

Se quello di Bersani suona come un gancio durissimo anche quello che D'Alema gli restituisce non suona da meno. Praticamente, secondo interpretazioni di esegeti dalemiani, gli dice: studiati lo statuto del partito che dirigi. Rincorso dai giornalisti in Transatlantico l'ex premier sembra attenuare i toni e invita la stampa a "non montare la poemica", "perché - ripete- la procedura di Bersani è corretta e voi studiatevi lo statuto".

In pratica D'Alema specifica che la eventuale deroga per ricandidarsi lui la dovrà chiedere alla direzione del partito e non alla persona del segretario "a norma di statuto". E Bersani controreplica: confermo quanto ho detto. Quindi che non chiederà a D'Alema di ricandidarsi. Parole che suonano come un netto no alla candidatura di Max.

La polemica è bella che montata, altro che intepretazioni dei giornalisti ai quali D'Alema sembra  parlare come a suocera perché nuora Bersani intenda. E, intanto, la Velina rossa di Pasquale Laurito fedelissimo di D'Alema paragona Bersani a Ponzio Pilato che non difende D'Alema-Gesù Cristo dagli attacchi di Renzi e anzi lo molla. La telenovela del Pd continua.

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