Crisi, a Saronno l'hanno battuta così

Sono tre gli spunti che mi hanno convinto a parlare di Gianfranco Librandi e della Tci, la società che ha fondato 25 anni fa e che oggi è uno dei principali produttori internazionali di sistemi elettronici per l’illuminazione e l’efficienza energetica. Il primo è perché dopo aver convertito la sua azienda da società delle Tlc alla luce per cercare di non morire, si è trovato a vendere "un prodotto che costava 10 mila lire quando la concorrenza vendeva a mille".

Il secondo perché quando lo fece “non aveva un soldo, ma le banche erano diverse”. Terzo perché vende in Cina i prodotti italiani di alta qualità realizzati insieme con ST Microelectronics e produce in Cina quelli destinati ancora al mercato asiatico, ma di segmento più basso. La tecnologia più evoluta insomma, se la tiene stretta a Saronno. Facendosi pagare dai cinesi il giusto prezzo.

In più, Librandi è imprenditore allergico a qualsiasi luogo comune. I giovani in azienda? “Certo, ma mai a scapito dell’esperienza dei senior”. Basilea e il credit crunch ? Si può aggirare. Per non parlare poi dell’auditorium in azienda, delle assemblee mensili per raccogliere i suggerimenti degli operai. Il sogno di riuscire presto a condividere gli utili con i dipendenti e allargare il board ai manager più fedeli.

In tempi in cui si parla soltanto di esodati, contratti flessibili e di lavoro che “non è un diritto” (copy il ministro del lavoroElsa Fornero), di meritocrazia solo per gli under quaranta o di banche con il portafoglio ridotto all’osso, ascoltare Librandi è un’iniezione di ottimismo. E non soltanto a parole visto che nel 2011 il fatturato è cresciuto del 16 per cento (80 milioni) insieme con le assunzioni (4800 i dipendenti di cui 350 a Saronno). A fine giugno inoltre, Tci ha anche siglato un accordo a Hong Kong per salire al 10 per cento della società di produzione avviata in JV in Cina insieme con la tedesca Trilux (socia al 70%). Il prologo a un’ulteriore espansione nel Far East.

“Il fatto di aver creduto nell’innovazione e nella qualità anche quando sembrava che i nostri prezzi non fossero competitivi ci ha aperto un mercato, quello dell’illuminazione “tecnologica” che oggi ci permette di esportare l’80 per cento della produzione” racconta Librandi “Il nostro primo mercato è la Germania, un rapporto consolidato. Ma non crediate sia stato semplice reggere la concorrenza asiatica, in grado di copiare velocemente tutti i nostri prodotti più innovativi. Prodotti per i quali erano stati spesi milioni di euro in ricerca. Come abbiamo risolto? Sapevamo di dover agire o morire: ci siamo riuniti e abbiamo brevettato un sistema che ci permette di dimezzare i tempi per testare i nuovi prodotti. In questo modo abbiamo aumentato il vantaggio competititivo”.

TCI continua a investire il 13 per cento dei suoi ricavi in ricerca e sviluppo, ma ha ottimizzato la spesa. E non demorde nemmeno davanti alla stretta del credito. “Una volta era diverso, il bancario di fiducia ti guidava verso l’investimento migliore e  i progetti finanziati venivano verificati da un tecnico e non da un ragioniere, capace soltanto di analizzare la contabilità passata e non le possibilità future ” continua l’imprenditore “Ma io resto convinto che anche oggi, nonostante i vincoli di Basilea,  si possa costruire un rapporto virtuoso con gli istituti di credito”.

Detto, fatto. Librandi sta già infatti attuando la sua idea, mutuata dal modello tedesco: “L’azienda appoggia le fatture in banca stringendo un patto, cioè contrattando condizioni agevolate e coinvolgendo la banca in un progetto di sviluppo. L’istituto di credito lo sottoscrive e lo finanzia, ma senza dover sfondare il fido principale e quindi superando con visioni strategiche i vincoli di Basilea”.

Librandi è un self made man che seguendo le proprie idee ha sempre costruito qualcosa di concreto (scuole serali, laurea in economia conseguita a 40 anni, oggi docente di economia aziendale ed ex consulente governativo). Di recente ha anche fondato un partito, Unione Italiana, di estrazione liberale ma deciso a non sostenere Luca Cordero di Montezemolo, “nonostante l’appoggio datogli dall’amico Oscar Giannino”. “Unione Italiana è formata da gente che non ha mai chiesto cassa integrazione o aiuti di Stato” taglia corto “Vogliamo restare coerenti”

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