Crisi e ricchi: piove sempre sul bagnato

La ripresa dalla crisi, dove c'è, sembra essere come una festa per pochi intimi, una di quelle cui accedere è molto difficile, ma i cui invitati sono accolti con porzioni pantagrueliche. La nuova ricchezza prodotta dalle nazioni, come dimostra il nostro grafico della settimana, pubblicato da The Economist , va sempre più a concentrarsi nelle mani di un ristretto gruppo di persone.

Un caso esemplare è rappresentato dagli Stati Uniti. Negli ultimi dodici mesi, da quelle parti è stato possibile contare 2.250 ultra-ricchi in più. Si tratta di soggetti che hanno un patrimonio personale superiore ai trenta milioni di dollari e che vengono classificati come UHNWI ("ultra-high-net-worth individuals"). Il fenomeno, però, è esteso a tutto il mondo.

Nel 2012 la quota della ricchezza globale detenuta dai cosiddetti UHNWI è leggermente diminuita (-1,8%), ma solo perché in alcune regioni del mondo c'è qualche milionario in meno. Più significativo un altro dato: anche all'interno del gruppo degli ultra-ricchi si è verificata una redistribuzione verso l'alto. Chi possedeva solo qualche centinaio di milioni, infatti, ha visto il suo portafoglio impoverirsi (anche se, forse, questo termine è improprio). Chi, invece, aveva già in tasca almeno un miliardo di dollari, ora può dormire davvero fra due guanciali.

La quota di ricchezza di questa categoria di privilegiati è cresciuta in un anno del 14%: in media, i miliardari hanno tutti qualche centinaio di milioni in più. Indipendentemente dal fatto che risiedano a Pechino, Dubai o Washington. Perché l'unica ragione per cui la ricchezza complessiva è calata in Europa, Asia, America Latina e Medio Oriente ed è invece aumentata negli Stati Uniti, in Africa e in Oceania è legata alla maggiore o minore concentrazione di milionari e miliardari nelle regioni considerate.

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