Così Trump vuole spaccare l'Unione Europea

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Il presidente americano Donald Trump durante il discorso sulla costruzione del muro tra Messico e Stati Uniti
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Il presidente Donald Trump mentre pronuncia il suo discorso inaugurale al Campidoglio il 20 gennaio 2017, Washington, DC
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epa05631618 A sign denouncing Steve Bannon, who ran Trump's campaign and has been named as Senior Advisor to the President, outside of Trump Tower, where President-elect Donald Trump lives and has an office, in New York, New York, USA, on 14 November 2016. Security in the area has dramatically increased following Trump's election last week. EPA/JUSTIN LANE
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Donald Trump, 45° presidente degli Stati Uniti d'America - 20 gennaio 2017
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Al Schneider protesta al San Francisco International Airport
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San Francisco International Airport: caos e proteste dopo l'immigration ban
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Il piccolo Hattie Burke al San Francisco International Airport
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San Francisco International Airport
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Donald Trump nello Studio Ovale, gennaio 2017
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"Diamo il benvenuto ai rifugiati" si legge sul cartello del manifestante di Chicago - 29 gennaio 2017
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"Mai più - #Ebreicontrotrump" - Chicago, 29 gennaio 2017
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Manifestanti a Seattle contro Donald Trump - 29 gennaio 2017
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Il Presidente americano Donald Trump
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Donald Trump salla Casa Bianca dopo l'insediamento, gennaio 2017

C'è un progetto nella testa di Donald Trump. O meglio, in quella di Steve Bannon, il suo "chief strategist", il capo della strategia, la testa pensante o il "burattinaio" che dir si voglia. E il progetto è subdolo ma chiaro: spaccare l'Unione Europea sostenendo (finanziando?) i movimenti populisti che vogliono i referendum simil-Brexit per l'uscita dalla UE.

- LEGGI ANCHE: Chi è Bannon, lo stratega amato dal Ku Klux Klan

A sostenerlo non è una voce qualunque ma quella di Guy Verhofstadt, alla guida dello staff del Parlamento Europeo che deve negoziare la Brexit con la Gran Bretagna. Il Guardian ha riportato come durante il suo discorso al thinktank londinese Chatman House, Verhofstadt abbia spiegato come senza dubbio Trump rappresenti la terza grande minaccia alla stabilità europea dopo Vladimir Putin (attraverso cyberattacchi alla sicurezza e finanziamenti ai movimenti nazionalisti di Wilders in Olanda e di Le Pen in Francia) e l'estremismo islamico. "Abbiamo un terzo fronte aperto" ha detto Verhofstadt "ed è rappresentato da Donald Trump che ha più volte detto di vedere favorevolmente l'uscita di altri Paesi dalla Ue e di augurarsi una sua disintegrazione".

Ma attenzione. È ormai chiaro che la mente che suggerisce a Trump le parole contro la Ue è quella di Steve Bannon, tra le altre cose fondatore del sito di fake-news (notizie false) Breitbart che attraverso i suoi titoli assurdi che lanciavano idee non vere e di dubbio gusto e ideologia (una delle più note diceva "La pillola rende le donne brutte e ripugnanti") ha raccolto masse di seguaci.

Sempre secondo Verhofstadt Bannon ha "imparato" dal populismo strisciante europeo e l'ha portarlo in America; non è avvenuto il contrario.

Una cosa è certa: Steve Bannon oggi è l'"unico consigliere" del presidente Trump. È l'uomo che nulla deve a nessuno se non a Trump. Si è imposto nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale i cui membri rispondono solo al Presidente che li muove a sua discrezione. Nessuno, tantomeno il Direttore dei servizi di intelligence nè il Capo degli Stati Maggiori Riuniti (le due figure più importanti per la sicurezza del Paese comprese le scelte in campo nucleare) devono essere informati di quanto dice o fa. Lo stesso capo di Gabinetto, Reince Priebus, non ha voce in capitolo.

È Bannon ad aver scritto il discorso bellicoso e aggressivo d'insediamento. È Bannon ad ave indicato la strada per l'ordine esecutivo su rifugiati e immigrati illegale che tanto sta facendo discutere. Qualsiasi decisione esca dalla bocca di Trump è stata prima pensata da Bannon.

Compresa molto probabilmente la manovra verso l'Europa. Indebolirla, spaccarla, significa fare sponda all'asse Trump-Putin grazie al rafforzamento dei nazionalismi populisti che ben incrocerebbero analoghi movimenti in alcuni paesi dell'est Europa come l'Ungheria, nella definizione di un nuovo scacchiere di forze che potrebbe sovvertire gli equilibri mondiali.

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