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Cosa resta dell'Isis dopo la caduta della capitale Raqqa

L'Isis ha subito la sua sconfitta più grande fino ad oggi, la caduta di Raqqa, città della Siria proclamata capitale dello Stato Islamico. Le milizie delle forze democratiche siriane, sostenute dagli Usa, hanno issato la propria bandiera all'interno dello stadio e dell'ospedale, ultimi bastioni del Califfato in città.

Isis, la caduta di Raqqa

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La bandiera delle forze democratiche siriane viene issata a Raqqa - 18 ottobre 2017

Isis, la caduta di Raqqa

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La gioia dopo la liberazione di Raqqa dall'Isis - 18 ottobre 2017

Isis, la caduta di Raqqa

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I soldati delle forze democratiche siriane - 18 ottobre 2017

Isis, la caduta di Raqqa

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La festa dei soldati siriani dopo la sconfitta dell'Isis - 18 ottobre 2017

Isis, la caduta di Raqqa

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La devastazione di Raqqa dopo la liberazione - 18 ottobre 2017

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La festa delle forze democratiche siriane dopo la presa di Raqqa - 18 ottobre 2017

Jihadisti in fuga

Nei dintorni di Raqqa gli ultimi jihadisti provano una disperata resistenza ma in tanti si sono già dati alla fuga sfruttando il panico della popolazione, evacuata nei giorni scorsi grazie ad un accordo ottenuto con la mediazione delle tribù locali. L'Isis ha perso la battaglia per Raqqa ma la guerra non è anora finita: il timore è che i combattenti cerchino ora di riorganizzarsi attraverso le cellule ancora attive per poi tornare a colpire, anche in Europa.

Fronte libico

Tra gli stati che preoccupano di più c'è la Libia, un paese senza un governo stabile dove gli jihadisti contano ancora numerosi miliziani organizzati. Dopo la fuga da Sirte in seguito ai combattimenti del 2016 l'Isis si è riorganizzata in alcuni villaggi della regione di Fezzan, nel cuore del deserto del Sahara. Una terra di nessuno che le milizie libiche non riescono a controllare e che si collega al sud dell'Egitto, altra zona dove l'Isis resta radicato. Le tribù beduine attaccano le forze armate e i civili alimentando le proprie risorse con rapimenti, torture e richieste di riscatto.

Siria e Iraq

Dopo la caduta di Raqqa gran parte della Siria resta popolata da sostenitori dello Stato Islamico. Alcune truppe hanno ripiegato verso la zona di Deir el-Zor e anche nel vicino Iraq il clima di tensione tra Peshmerga e forze irachene ha permesso alle cellule jihadiste di infiltrarsi nel territorio e riorganizzarsi.

Afghanistan

L'Isis continua a crescere e terrorizzare con stragi e decapitazioni senza sosta tra la popolazione sciita. Ad oggi l'Afghanistan resta uno degli scenari più preoccupanti nella lotta all'Isis, soprattutto per i delicati equilibri tra i gruppi jihadisti: Taliban e miliziani di Daesh lottano per la supremazia della Jihad ma quando necessario si alleano per aumentare la portata dei loro attacchi terroristici verso forze dell'ordine ed esercito.

Fronte ceceno

I fondamentalisti ceceni di Wilayat Qawqaz sono affiliati all'Isis e la zona è considerata una propria vera e propria fucina di foreign fighters e jihadisti. L'abbondanza di campi d'addestramento, nascondigli e vie d'uscita rende la zona una tra le più monitorate per trovare i miliziani in fuga.

Filippine

Lo Stato Islamico registra una pesante perdita anche nello stato dell'oceano Pacifico. Isnilon Hapilon, comandante del gruppo Abu Sayyaf che nel 2014 ha aderito all'Isis, è stato ucciso nella battaglia che ha portato alla liberazione di Marawi, avvenuta lo scorso 16 ottobre.

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