Home » Attualità » Opinioni » Continuiamo a non voler capire l’orrore

Continuiamo a non voler capire l’orrore

Continuiamo a non voler capire l’orrore

La cronaca di queste settimane ci ha messo in fila episodi feroci. Ma invece di comprendere i veri motivi della violenza, è partito il «delittoforum»…


Ma non dovevamo diventare tutti più buoni? Ma non c’eravamo detti che il virus ci avrebbe resi migliori? Più sensibili? Più attenti ai valori? Più comprensivi l’uno con l’altro? Non doveva cambiare il mondo? «Andrà tutto bene» e «sarà tutto diverso»? Arriviamo alla fine dell’estate con la triste consapevolezza che se qualcosa è cambiato, ebbene, è in peggio. Il Paese si è risvegliato dopo il lockdown con i soliti problemi di sempre, le promesse mancate, le tasse, la burocrazia, le opere incompiute, l’incapacità di risolvere i problemi, il tutto ancora amplificato dall’effetto lavoro a casa, o forse non lavoro proprio. E in più è esplosa, d’un colpo, una violenza spaventosa che si è manifestata in pochi giorni, consecutivi, nelle forme più diverse: un ragazzo ucciso a calci e pugni a Colleferro, una ragazza stuprata in modo bestiale a Matera, un’altra ragazza massacrata a Caivano, un prete accoltellato a Como. Storie diverse, persone diverse, luoghi diversi. La stessa ferocia.

Pensavamo che l’angoscia dei giorni di marzo, lo stare chiusi in casa, il riscoprire le cose essenziali e gli affetti autentici avessero portato un aumento del tasso di umanità nel nostro Paese. E invece ci ritroviamo sull’orlo dell’abisso, pronti come sempre a fare un passo in avanti. Mentre scrivo mi chiedo infatti quale sarà il prossimo fatto di cronaca che si aggiungerà alla lista: dalla scrittura dell’articolo alla messa in stampa, quali altri orrori accadranno? Quale sangue vedremo scorrere? Quale strazio dovremo raccontare? Quali funerali dovremo celebrare? E soprattutto: quale sarà la polemica a seguire? Chi aprirà il dibattito? E nell’interesse di chi?

Perché questo è il problema. C’era una volta il cinemaforum: si guardava il cinema e subito si faceva la discussione. Ora c’è il delittoforum: si guarda il delitto e subito si fa la discussione. La cronaca nera è diventato terreno di conquista per le scorribande ideologiche o, peggio, partitiche. Sui cadaveri dei morti s’ingaggiano indegne gazzarre per un voto (o peggio: un like). Fateci caso: la polizia scientifica non ha ancora finito i rilievi sulla scena del crimine e già si scatenano gli Sherlock Holmes del retropensiero. Ancor prima di trovare il colpevole, si condanna il mandante morale. A Colleferro viene ucciso un ragazzo di colore? Colpa di Salvini e della Meloni. A Caivano una ragazza fidanzata con un trans muore mentre viene inseguita dal fratello? Colpa di chi si oppone alla legge sull’omofobia. A Como un prete viene ucciso da un immigrato clandestino? Colpa degli italiani che dicono che non vogliono gli immigrati clandestini.

Ovviamente è tutto assurdo. Pretestuoso. Totalmente strumentale. È chiaro che se un prete viene ucciso da un immigrato clandestino è colpa innanzitutto dell’immigrato clandestino e poi di chi gli ha permesso di rimanere lì per anni, nonostante decreti di espulsione e precedenti penali. Non certo di chi lo vorrebbe espellere proprio per evitare altri omicidi. Così come è chiaro che se uno si oppone a una legge liberticida come quella sull’omofobia non è perché vuole l’odio per i transessuali e l’uccisione dei loro congiunti, ammesso che questo sia successo davvero a Caivano. Per altro, se fosse davvero successo, sarebbe la dimostrazione che la legge sull’omofobia non serve a nulla: l’assassino verrebbe punito lo stesso, no? E con pene severe. E allora a che serve una legge che non aggiunge nulla ma che rischia al massimo di togliere un po’ di libertà? Su Colleferro poi non serve dire altro: in quel caso il razzismo non c’entra proprio niente, il fascismo neppure. Attribuire a Salvini e alla Meloni una qualsivoglia responsabilità, come hanno fatto sottosegretari di governo (Alessia Morani) e presunte intellettuali (Rula Jebreal), è semplicemente da ricovero.

Eppure ormai questo va di moda. È il delittoforum. Si scatena su ogni cadavere, su ogni caso di cronaca nera. Ovviamente è di pessimo gusto, un’offesa alle vittime e ai loro parenti. Ma anche è di più: è il modo migliore, infatti, per non capire nulla di quello che ci sta davvero succedendo. Perché mettere un’etichetta su ogni caso, ora «fascismo», ora «razzismo», ora «omofobia», serve soltanto per dare una giustificazione a noi stessi, per classificare e in qualche modo dimenticare l’orrore. Per non doverlo guardare in faccia, per non riconoscerlo. Perché forse ci fa paura capire il vuoto di valori che abbiamo creato, il devasto di nulla cui abbiamo ridotto la società. Un nulla dentro il quale si è incistato un grumo di violenza che non pensavamo possibile. Un nulla che genera ferocia. È questo il vero problema. Ma ci sgomenta. Non vogliamo vederlo. Non vogliamo farci i conti. Molto più comodo liquidarlo con un qualsiasi cliché.

© Riproduzione Riservata