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I conti in tasca a Conte

  • Quest’anno la struttura della presidenza del Consiglio spenderà ben 4,6 miliardi di euro rispetto ai 3,8 del 2020. Ma oltre alle comprensibili dotazioni aggiuntive alla Protezione civile causa pandemia, molti altri finanziamenti assomigliano più a mance e mancette per i vari ministri.
  • Una pioggia di denaro a Franceschini

Non si dica che Giuseppe Conte non sia stato in grado di gestire e attrarre soldi. A cominciare proprio da quelli destinati direttamente a Palazzo Chigi. Tra nuovi fondi per il digitale, solite spese d’arredo potenziate, l’arrivo della pandemia e molto altro ancora, nel 2021 la struttura della presidenza del Consiglio spenderà la bellezza di 4,6 miliardi di euro rispetto ai 3,8 dell’anno passato, con una variazione di ben 787.556.538 milioni di euro.

Queste sono le cifre che emergono dal bilancio di previsione 2021, approvato con delibera del 23 dicembre scorso e che Panorama ha visionato.

Per carità: non parliamo necessariamente di sprechi. Come si legge nella corposa nota di 221 pagine che accompagna il bilancio, l’emergenza Covid-19 «ha prodotto, con l’adozione di diversi provvedimenti di urgenza, rilevanti effetti finanziari sul bilancio dello Stato». E, dunque, anche su quello della presidenza del Consiglio. A scorrere le tabelle e le voci di spesa si scopre che gli importi in aumento sono relativi soprattutto a capitoli e missioni (e dunque agli interventi) dei vari dipartimenti che fanno capo a Palazzo Chigi. Le risorse destinate alla Protezione civile, per esempio, fanno registrare un balzo dell’11,67 per cento (da 1,8 a oltre 2 miliardi), quelle destinate alla riqualificazione delle aree urbane degradate volano al +59 per cento (da 142 a 226 milioni), mentre le spese relative al servizio civile universale crescono addirittura del 115,27 per cento (da 139 a 299 milioni).

Tutto a causa della pandemia, allora? Non esattamente. Nel bilancio l’aumento più sostanzioso riguarda il capitolo delle risorse destinate «alla delegazione per la presidenza italiana del G20», uno di quegli eventi visti, in passato, come una sfilata di potere dai Cinque stelle. Ma i tempi cambiano e così oggi è ritenuto fondamentale: l’incremento rispetto all’anno scorso è del 454,90 per cento; la spesa passa da 8,3 milioni del 2020 ai 46,3 previsti per il 2021. La lettura delle tante voci di spesa che compongono il bilancio aiutano a capire soprattutto quali saranno le priorità d’azione della presidenza del Consiglio. Stupisce che proprio i dipartimenti guidati, fino a poche settimane fa, dall’ex ministra di Italia viva, Elena Bonetti, saranno tra quelli a godere di maggiori fondi. Secondo le tabelle di spesa, infatti, le Pari opportunità avranno a disposizione risorse pari a 289,9 milioni (contro i 198 del 2020), mentre il dipartimento che si occupa delle Politiche per la famiglia 166 milioni (a dispetto dei 137 dell’anno scorso).

Desta quantomeno stupore considerando che la renziana ha lasciato l’esecutivo, lamentando poca attenzione. Altro capitolo interessante è quello del digitale: nonostante il flop delle iniziative (come l’app Immuni) della ministra Paola Pisano, il suo dipartimento beneficerà di quasi 71 milioni, in aumento rispetto all’anno scorso di ben 53,9 milioni. La ragione? L’inserimento di un nuovo capitolo: il «fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione», cui andranno 50 milioni. Speriamo servano a qualcosa.

Altro dipartimento assai foraggiato è quello dello Sport, guidato da un big del Movimento, come Vincenzo Spadafora, molto vicino al presidente del Consiglio. Tante le voci inglobate nel bilancio per la prima volta quest’anno: dai 18 milioni ex novo assegnati «per lo sviluppo di eventi sportivi di rilevanza nazionale e internazionale» (si presume che il riferimento sia alla prossima Olimpiade invernale di Milano e Cortina) ai 50 per il «rilancio del sistema sportivo nazionale» fino ai 6,5 per «Mantova Hub», un progetto «per passare dal degrado all’eccellenza» come si legge sul sito del capoluogo lombardo, dunque di riqualificazione, ma inserito nei fondi del dipartimento per lo Sport.

Accanto a tutto questo – manco a dirlo – è un pullulare di costi vivi relativi a personale, consulenze, collaborazioni e fondi di ogni tipo che, invece di scomparire per fare cassa, sembrano essere aumentati. Quest’anno, tanto per dire, Palazzo Chigi conta di spendere quasi 10 milioni fra «trattamento economico fondamentale» e «accessorio» per i vari consulenti e collaboratori, non solo di Conte e dei suoi sottosegretari, ma anche dei vari ministri senza portafoglio.

Nulla in confronto ai 100 milioni per mantenere tutto il personale della presidenza, cui si sommano altri 45 milioni di «trattamento accessorio» e la spesa alimentare: i 3,5 milioni di buoni pasto per dipendenti e dirigenti. Sono altri, però, i costi che – a ben vedere – si sarebbero potuti tagliare, visto il difficile periodo che stiamo vivendo. Solo di «manutenzione ordinaria degli immobili, degli impianti e dei giardini» Palazzo Chigi spenderà la bellezza di 5,2 milioni cui si aggiungono 123 mila euro per dotare gli interni di piante. E poi toccherà mantenere linde e pinte tutte le stanze e i corridoi: le spese di pulizia, igienizzazione, derattizzazione e disinfestazione degli immobili, lavaggio tende e tappeti e smaltimento dei rifiuti speciali saranno pari ad altri 4 milioni circa. Ancora di più (6 milioni e rotti) costeranno i servizi di rete, telecomunicazione e il fondamentale «servizio call center».

Tanto per non farsi mancare nulla, si stima un altro milione in caso di «trasporti e facchinaggio». Curiosi poi gli ulteriori 4,3 milioni previsti per «fitto di locali»: non basta l’immenso patrimonio pubblico in dotazione, dato che dall’ultimo aggiornamento disponibile sono quattro gli edifici presi in affitto dalla presidenza del Consiglio.

Il massiccio ricorso alle risorse riguarda però il finanziamento di tanti comitati e celebrazioni. Anche qui le voci di bilancio sono varie ed eventuali. Spiccano i 600 mila euro che Palazzo Chigi destinerà per la «promozione di iniziative culturali e celebrative connesse al centenario della fondazione del Partito comunista italiano». Senza dimenticare, ancora, i 5 milioni di euro destinati (per la prima volta quest’anno) alla «Fondazione per la città», fortemente voluta dal Movimento e che, da legge approvata in Manovra, dovrebbe «promuovere il progresso della ricerca e dell’alta formazione basata su soluzioni prevalentemente vegetali». Qualcuno a questo punto potrà dire: poco male se, in fin dei conti, ci sono finanziamenti di peso per interventi e missioni – dalla Protezione civile alla famiglia – di cui abbiamo bisogno in questo periodo.

Verissimo. Ma non durerà a lungo. Bisogna andare a fondo di tutta la documentazione per scoprire che nei prossimi anni proprio quei corposi finanziamenti saranno drammaticamente tagliati: nel 2022 il bilancio complessivo di previsione di Palazzo Chigi passerà da 4,6 miliardi di quest’anno a 2,8. Un taglio poderoso, per citare un aggettivo tanto caro a Conte, di 1,8 miliardi.

Si potrebbe pensare a una razionalizzazione delle spese vive e un taglio netto sui costi consulenze, beni e servizi? Niente affatto: quelle resteranno identiche, intoccabili. La mannaia calerà sui fondi per le Pari opportunità (da 289 milioni a 62) e, soprattutto, su quelli della Protezione civile: dai 2 miliardi previsti quest’anno a soli 532 milioni. Non ci resta che sperare nella sparizione del Covid-19 nel 2022: se diventa solo un brutto ricordo, ce la possiamo cavare. Perché il budget per le emergenze, a quanto pare, verrà ridotto all’osso.

Una pioggia di denaro a Franceschini

I conti in tasca a Conte
Ansa

Gli strani finanziamenti per celebrazioni di astronomi, tenori e scenografi.

Se si tratta di commemorazioni, le spese si possono affrontare. Pandemia o meno, i fondi si trovano, anche se c’è da ricordare un condottiero dell’antica Roma o un astronomo emiliano. Insomma, il settore della cultura arranca, ma il ministero dei Beni culturali, sotto la guida di Dario Franceschini, riesce a tenere in piedi i finanziamenti per celebrazioni varie. Per una spesa totale di un milione e centomila euro, come certifica l’atto di governo arrivato alla Camera per il parere parlamentare. Ammontano a 529 mila i fondi per i comitati di nuova istituzione, mentre 151 mila sono quelli per i rifinanziamenti. Il resto, 420.256 euro, vanno per la pubblicazione delle Edizioni nazionali (relativo all’opera omnia di un autore che ha particolarmente onorato la propria nazione). Certo, sono risorse già previste per legge e ogni comitato è sottoposto all’attenta valutazione dell’apposita Consulta. Ma ci sono casi singolari, come il rifinanziamento di 10 mila euro per le celebrazioni del bimillenario della morte di Germanico Cesare. Chi è costui? Politico e militare romano, della dinastia giulio-claudia. Se per Germanico è arrivato il finanziamento, destino diverso è toccato a chi aveva in mente di commemorare il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte. Perché già una quindicina di anni fa sono stati supportati eventi per raccontare la figura napoleonica. Quindi, in questa occasione, niente fondi. È andata meglio per i sostenitori del critico letterario del Settecento Giuseppe Baretti, alias Aristarco Scannabue: sono stati stanziati 10 mila euro per celebrare il tricentenario della nascita. Non male nemmeno i 13 mila euro per le celebrazioni del bicentenario della nascita dell’astronomo reggiano, Angelo Secchi, nel cui comitato figura, tra gli altri Franco Prodi, di professione docente di Fisica e fratello di Romano, l’ex presidente del Consiglio.

Questo per quanto riguarda i nuovi comitati rifinanziati. La lista, però, include anche nuovi capitoli di spesa, come i 55 mila euro per il comitato dei 200 anni dalla nascita di Carlo Porta, considerato tra i poeti milanesi più importanti, a cui si aggiungono i 25 mila destinati alle orde di appassionati del costumista e scenografo veneziano Mischa Scandella. La quota più sostanziosa spetta, tuttavia, al comitato per il tenore Enrico Caruso: 90 mila euro. Altri 30 mila sono stati destinati per il centenario della nascita del critico d’arte, Federico Zeri, e 28 mila per il regista siciliano, Nino Martoglio. Tutte scelte legittime, ci mancherebbe. In questo caso, in effetti, colpiscono anche le esclusioni eccellenti.

Una su tutte: è stato detto di no al finanziamento per le celebrazioni dei 450 anni della nascita di Caravaggio. Nel 2008, d’altronde, è stato già fondato un comitato nazionale per celebrare il quarto centenario della morte del pittore. Su Leonardo Sciascia, invece, ci sono stati due diversi orientamenti: un assegno da 45 mila euro al comitato per il centenario dell’intellettuale, ma è stato detto no alle richieste del Comune di Racalmuto, dove lo scrittore è nato.

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