Consiglio Regionale Lombardia, si alle dimissioni, anzi no

Il dado è (quasi) tratto. A parole sono tutti d’accordo: sorrisi tirati, strette di mano, sguardi che ostentano sicurezza. Tutti uniti nel dire che la spina che tiene in vita a fatica la Regione Lombardia deve essere staccata. Per la precisione fra nove giorni, giovedì 25 ottobre, data del prossimo Consiglio Regionale, durante il quale - secondo le dichiarazioni ufficiali - si dovrà scrivere nero su bianco una volta per tutte la parola fine a una legislatura investita da scandali e bufere giudiziarie. In ultimo, l’arresto dell’assessore alla Casa Domenico Zambetti (Pdl) accusato di aver comprato dalla ‘Ndrangheta calabrese voti per 200mila euro.

A parole, appunto. Perché i fatti potrebbero essere diversi. Le elezioni politiche ravvicinate a dicembre infatti, come le vorrebbe l’attuale governatore Roberto Formigoni, fanno paura un po’ a tutti. Soprattutto ai consiglieri del Pdl, proprio loro che però sono i responsabili dello scossone che con ogni probabilità porterà alla caduta della giunta: le dimissioni dei consiglieri già consegnate nelle mani del capogruppo Paolo Valentini, cui ora spetta la prossima mossa. Posizioni ufficiali, dicevamo. Perché quelle ufficiose sono diverse. Basta avvicinarsi alla zona bar ed origliare conversazioni del tipo... “Qui, se andiamo al voto a dicembre – mormora un consigliere Pdl di lunga data - prendiamo una bastonata che la metà basta”. Ecco perché la prossima settimana potrebbero esserci delle sorprese.

Eppure, la seduta in via Fabio Filzi, era iniziata con le migliori intenzioni, con tanto di coup de théâtre da parte dei consiglieri leghisti, arrivati in aula indossando t-shirt con scritto “Mafiosi, giù le mani dal Nord”, ed esponenti di Pd, Idv e Sel che, occupando il banco della presidenza, hanno esposto uno striscione con scritto: “Formigoni dimettiti: tempo scaduto”.

E lui, il Celeste, sguardo severo e voce ferma, non si è fatto attendere: “Questa è l'ultima settimana di vita del Consiglio Regionale. Entro la settimana nominerò la nuova giunta, completamente rinnovata, di persone esterne alla politica”. Con un obiettivo urgente: la modifica della legge elettorale che elimini il listino bloccato, da approvarsi prima di andare alle urne, una data che secondo qualcuno potrebbe già essere fra dicembre e gennaio. Anche se la decisione spetta alla Prefettura, che potrebbe accorpare le elezioni regionali e quelle politiche in un solo unico “election day”, come chiesto proprio dalla Lega Nord.

Ma l’aria che si respira nei corridoi e al bar della Regione è – appunto - tutt’altro che serena. E non è solo il Pdl ad aver paura che una prossima e affrettata tornata elettorale “bastoni” il partito, travolto con il caso Zambetti dallo scandalo della compravendita di voti e delle infiltrazioni mafiose. Anche la Lega, orgogliosa fautrice della spaccatura con Formigoni dopo l’arresto dell’assessore in odor di malavita, non dorme sonni tranquilli. E la propria candidatura alla presidenza sbandierata oggi da Roberto Maroni sulle pagine del Corriere della Sera sembra essere stata bocciata ancora prima di essere confermata. Ancora scottati e penalizzati dallo scandalo rimborsi e dall’affaire Belsito e decisi a correre da soli, per i leghisti si fa il nome di Attilio Fontana, sindaco di Varese.

Ma la paura è bipartisan. E anche nel centro sinistra il futuro non sembra poi così luminoso come lo si vorrebbe ostentare. Nonostante siano tutti quasi d’accordo nel voler puntare, come cavallo di battaglia, sul medico Alessandra Kustermann, già responsabile del Centro Medico antiviolenze sessuali alla clinica Mangiagalli. “Deve vincere l’anti-casta – mormorano i consiglieri Pd – basta con i politici di professione, qui c’è bisogno di professionalità vere”. Ecco perché, secondo alcuni, candidato meno papabile è invece l’enfant prodige Pippo Civati, rottamatore di Monza.

E fra rumors e scommesse politiche, in Consiglio si trova anche tempo per fare gossip: la sospetta assenza di Nicole Minetti, consigliere regionale quota Pdl travolta dallo scandalo “Ruby” e indagata per favoreggiamento della prostituzione, eletta proprio attraverso il listino bloccato che ora si vuole eliminare. Mentre l’arresto di Domenico Zambetti è ancora sulla bocca di tutti: “Dobbiamo a lui questo bel casino – commenta a mezza bocca un attempato consigliere – e pensare che per un attimo avevo anche pensato di andarlo a trovare in carcere”.

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