Come compilare il curriculum: i consigli pratici

In termini lavorativi, il CV non rappresenta altro che… il nostro biglietto da visita! Allora, se il vecchio adagio “Chi ben comincia è a metà dell’opera” è sensato, il modo migliore per farsi largo nel mercato del lavoro è quello di spianarsi la strada cominciando proprio da un cv vincente. Un curriculum ben fatto è infatti il primo, positivo e (dunque) più importante messaggio che un candidato invia ad un’azienda per farsi conoscere.

Per questo è indispensabile investire su di esso, facendo in modo che chi lo leggerà in sede di primo screening colga un senso di specificità e preparazione che fa la differenza tra chi si candida con cognizione di causa e chi invece lo fa “a caso” (mandando cioè cv fotocopia a tappeto).

Nel marketing esiste una legge che suona così: Distinzione o Estinzione. Nel senso che o si riesce a mettere in mostra le proprie competenze o si finisce nel dimenticatoio. La stessa cosa vale per il cv, che deve comunicare le cose giuste nel modo giusto. Come?

Anzitutto immaginandolo come un (buon) articolo di giornale, cioè capace di dire in modo chiaro tante cose occupando poco spazio.
Dovrebbe quindi generalmente proporsi in modo:
·         completo
·         sintetico
·         chiaro
·         originale (per quanto sia possibile nei limiti del profilo per il quale ci si candida, ovviamente)
·         graficamente e visivamente “bello” (nel design spinto direbbero che si deve trattare di un qualcosa capace di esaltare il “look & feel”)

Evitiamo allora con cura di inviare cv:
·         troppo lunghi (2 pagine per profilo senior, 1,5 o 1 per junior) o realizzati in formati prolissi per definizione (l’Europass sarà anche accreditato ma è impossibile da consultare in maniera consona…)
·         con errori di ortografia, sintassi, errata trascrizione di termini stranieri.
Questo per quel che concerne il piano formale. Sul fronte sostanziale ho chiesto supporto ad Emiliano Maria Cappuccitti, HR Director Coca-Cola HBC, manager di fama ed autore del recente volume “Oggi mi laureo… domani che faccio?”.

“In Paesi d’area anglosassone (Inghilterra in primissima battuta), non esiste un formato preciso per compilare un cv che possa dirsi valido. Anche perché, chiariamolo subito, non esiste né il cv perfetto né il cv immutabile, nel senso che ogni azienda fa storia a sé ed ogni lavoro presenta caratteristiche assolutamente peculiari. Allora, ogni volta che ci candidiamo dovremo predisporre una nuova versione del nostro curriculum, così da calare il nostro profilo all’interno della specifica realtà che stiamo approcciando.”

Detto questo, è comunque possibile fornire alcuni indirizzi programmatici relativamente ai contenuti da inserire, e soprattutto all’ordine da attribuire ad essi. In primo luogo “adottare una struttura per sezioni e sottosezioni, che permetta cioè a chi legge di farsi un’idea veloce ma a tutto tondo del candidato. Nel cv inserirei nell’ordine:
- ANAGRAFICA, completa di eventuale foto e contatti vari (mobile, mail, social profiles LinkedIN e Twitter);
- BRIEF PERSONAL STATEMENT, con un paio di righe che descrivano rapidamente il valore aggiunto che il candidato può apportare all’azienda (materiale da esplodere nella lettera di presentazione!);
- ESPERIENZE LAVORATIVE (in ordine cronologico inverso partendo dalla più recente e procedendo a ritroso);
- ISTRUZIONE E FORMAZIONE (nel medesimo ordine);
- COMPETENZE DIRETTE E TRASVERSALI (sia specifiche e specialistiche che applicabili su più fronti);
- QUALIFICHE ED INFO AGGIUNTIVE (sempre se pertinenti alla candidatura);
- REFERENZE
- FLESSIBILITA’ (disponibilità) E PRIVACY (come da normativa vigente).”

Con un’ultima raccomandazione di fondo: “aver cura di includere tutto quello che possa essere utile per un’adeguata valutazione delle competenze e dello spessore della candidatura, senza strafare (eventuali approfondimenti verranno dibattuti successivamente) e suscitando nel recruiter di turno una curiosità positiva.

Perché, non dimentichiamolo mai, il cv è come una squadra di calcio che funzioni: ha l’obbligo e l’obiettivo di mandare l’attaccante a tu per tu col portiere, esattamente come capita a noi in sede di colloquio.

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