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Economia

Come cambiano i colloqui di lavoro: cinque cose da sapere

Poche offerte, molti candidati. Il processo di selezione diventa più insidioso, ma anche più umano, perché scava nel profondo per mettere in luce la personalità e la sue qualità. E’ questo, in estrema sintesi, il volto nuovo del recruiting che emerge da una ricerca firmata da Great Place to Work e che rivela come le aziende tendano ormai a lasciare in secondo piano l’aspetto puramente scolastico o legato a ruoli professionali, per dare la precedenza alla storia personale e valoriale dei candidati.  

La prima novità, dunque, è che le domande che venivano fatte una volta sono riattualizzate. In Mars, per esempio, non si parla più di “pregi”, ma di “talenti”, per invitare l’aspirante candidato a valorizzare ancora meglio le sue doti. Il secondo cambiamento si manifesta in direzione diametralmente opposta: alcune aziende, come Sanofi, chiedono informazioni ai candidati sugli errori compiuti, sui momenti di difficoltà incontrati, sulle soluzioni adottate e sulla lezione che ne è stata tratta, per evidenziare le reazioni alle criticità. Rispetto a una volta, inoltre, i selezionatori chiedono più informazioni legate alla rete. I colloqui, per esempio, sono volti a conoscere particolari sulla presenza su Facebook e sull’uso che se ne fa, ma si richiedono anche commenti e suggerimenti per migliorare la presenza digitale dell’azienda, soprattutto per i candidati a posizioni nel marketing. 

Quarto: c’è più attenzione per gli hobby e il tempo libero, perché il vecchio concetto di posto di lavoro è stato sostituito da un luogo in cui realizzare la propria identità. Per Leroy Merlin, dunque, l’aspetto del tempo libero è diventato un modo per sondare la capacità dei candidati a posizioni manageriali di coinvolgere, ispirare e comunicare. Loccioni, addirittura, si spinge ancora più avanti, promuovendo progetti di autorealizzazione del personale e arrivando ad appoggiare progetti individuali dei candidati. La quinta novità è anche una buona notizia: “Non esiste più un canone attraverso il quale un candidato viene intervistato durante un colloquio e non si percepisce più quella sorta di ostilità di un tempo, tipica dei colloqui di lavoro. Adesso, le barriere sono abbattute da dialoghi fluenti e conversazioni che permettono di mettere in luce il profilo psicologico e valoriale del candidato”, concludono i ricercatori. Ne consegue la fine dei colloqui in uffici istituzionali e l’avvento di incontri in ambienti neutri e informali, bar, caffetterie aziendali o tramite strumenti informatici .

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