Il Colle punta sui vaccini e assolve Conte. Stoccatina a Renzi

Il discorso di fine anno del Capo dello Stato è tutto centrato sulla pandemia: il passato ed il futuro. Nell'interpretazione del Quirinale il Covid-19 è stato uno spartiacque per il mondo, per l'Europa, per il Paese, per ogni individuo. C'è un prima ed un dopo. La pandemia ha determinato conseguenze socio-economiche pesanti, e le prime parole sul dopo di Mattarella sono per le imprese, i lavoratori, i giovani, la preoccupazione per la disoccupazione ed il calo demografico. C'è poi il richiamo alle due variabili esterne, i passi in avanti dell'Unione europea sul piano dell'integrazione economica e l'alleanza internazionale tra Stato, mercato e reti di ricerca che ha prodotto un vaccino in tempi ridottissimi.

Ed è proprio sul vaccino che il Capo dello Stato sgombra il campo da ogni ambiguità, la profilassi è "un dovere" per ogni italiano e lo stesso presidente si vaccinerà non appena sarà il suo turno. La politica entra nel discorso quasi in punta di piedi, prima attraverso l'Europa che è il vero perno del pensiero di Mattarella, sia come orizzonte che come vincolo all'azione politica. Un'Europa che, al contrario della crisi del 2008-2010, ha fornito una risposta finalmente adeguata e solidale. Parole di apprezzamento anche per l'esecutivo, con Mattarella che assicura che "l'Italia è stata protagonista" del nuovo accordo su prestiti e finanziamenti europei. Poi il discorso si sposta sulla politica interna, dove il Presidente difende un governo che ha voluto e sostenuto più del precedente, proprio per la postura europeista espressa dal Conte 2. Anche rispetto alla gestione della pandemia, il Quirinale rassicura "che non siamo in balia degli eventi" e che si poteva fare sicuramente meglio, ma la situazione era quella che era. Un'emergenza difficile da tenere sotto controllo per chiunque. Un'altra mossa a vantaggio di Conte è quella che potrebbe essere interpretata come una lieve stoccata al riottoso Matteo Renzi di questi giorni: "questo è il tempo dei costruttori", perché l'anno prossimo ci si gioca tutto sulla ripresa e lo sfruttamento degli aiuti europei, e non ha senso perseguire "illusori vantaggi di parte". Il discorso si chiude con i ringraziamenti a Papa Francesco e con il ricordare gli impegni internazionali del paese, tra cui la Presidenza del G20. Nessuna traccia, invece, dell'alleato americano nel discorso presidenziale, nonostante l'imminente cambio d'inquilino alla Casa Bianca, probabilmente perché la transizione è ancora in corso o forse anche perché la prima frontiera del Quirinale è oramai a Bruxelles più che a Washington.

In conclusione, il Capo dello Stato si mostra consapevole della delicatezza di questo ultimo anno del settennato. Si annuncia come il più complesso sul piano delle politiche pubbliche e anche quello in cui Mattarella si gioca maggiormente la propria eredità. Fallire le riforme sospinte da Bruxelles o ritrovarsi con un governo debole e appeso ad un filo sarebbe una pessima conclusione per un settennato molto tradizionale nello stile e politicamente a fisarmonica, ma sempre saldo nel solco dell'europeismo. Il Presidente della Repubblica ne é al corrente e si appella a quanti più legami esterni, l'ordine internazionale e l'Unione europea, per evitare che l'esecutivo deragli portandosi dietro il Paese.

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