Alfredo Martini, una vita in sella


Courtesy Ediciclo Editore

Un giovane Alfredo Martini agli albori della carriera di ciclista, iniziata nel 1936.


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Martini e Aldo Bini alla fine della tappa Rovigo-Trieste, quattordicesima tappa del Giro d’Italia 1946.


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Martini fra Giulio Bresci (alla sua destra) e Luciano Maggini (alla sua sinistra) compagni di squadra nella Welter, durante un allenamentonell’inverno 1947 a Pietra Ligure.


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Martini e il suo grande amico Fiorenzo Magni alla Stazione Centrale di Milano, alla partenza per le classiche del Nord, nel 1948.


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Gli esordi della carriera gloriosa di Fredo come commissario tecnico. 

Ai Mondiali di Yvoir del 1975, con Francesco Moser.


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Alfredo Martini quasi fuori dall’ammiraglia ai Mondiali di Barcellona, in Spagna, il 2 settembre 1984. 

Gli incitamenti non sono stati sufficienti a Claudio Corti per riprendere il belga Claude  Criquielion,in fuga nel circuito del Montjuic, ma importanti per conquistare la medaglia d’argento.


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Alfredo Martini con Casagrande (Saeco) nel 1996.


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Con Franco Ballerini.

«Alfredo – ha scritto Franco – è quello che mi troverò in cima alla prossima salita, ad aspettare che io passi, a guardarmi negli occhi. E che mi dirà, immancabilmente, con il suo, il nostro accento, “Franco! Agile e mangia”, una delle sue frasi più riuscite, che se in cima alla salita me lo dice un altro, io per ripicca non obbedisco»


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Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con Alfredo Martini osservano una bicicletta in occasione dell'incontro con la Nazionale Italiana che ha partecipato ai Campionati del Mondo di Zolder, in una immagine del 30 gennaio 2003.


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Alfredo Martini (terzo da destra) con, da sinistra, Gianni Bugno, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Moreno Argentin e Maurizio Fondriest.


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Giuseppe Saronni scambia battute con il suo ex c.t. in occasione dei festeggiamenti per il 90° compleanno di Alfredo Martini.


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2012. Alfredo sul podio dell'11a tappa del Giro d'Italia (Assisi-Montecatini) si complimenta con lo spagnolo Joaquin Rodriguez.


Una miniatura di Alfredo Martini al giro del 1950.


L'invito del primo cittadino di Serravalle Pistoiese alla cerimonia per la cittadinanza onoraria conferita a Alfredo Martini nel 2010.


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Alfredo in uno degli scatti più recenti. La sua espressione pacata non tradisce il suo carattere "paziente". Quasi a ricordare una delle sue frasi più celebri a ricordare il vero spirito agonistico del suo sport: "Il ciclismo è una fatica da poveri..."


Nato a Calenzano (Fi) il 18 febbraio 1921, toscano come Bartali ma dal carattere molto meno impulsivo, Alfredo Martini è scomparso a 93 anni dopo una vita all'insegna del ciclismo. Martini iniziò a correre nel 1936 divenendo professionista nel 1941: dopo la Guerra, arrivarono per lui le prime vittorie nei giri regionali, seguite nel 1950 dal primo successo di tappa al Giro d'Italia, che in quell'edizione lo vide terzo assoluto alle spalle di Bartali e dello svizzero Hugo Koblet.

Sceso di sella nel 1957, non abbandonò però il ciclismo passando da corridore a direttore sportivo fino a diventare nel 1975 commissario tecnico della Nazionale italiana. La prima vittoria da ct fu quella del Mondiale 1977 con Francesco Moser, bissata poi nel 1982 con Beppe Saronni; a seguire i trionfi azzurri grazie a Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e Gianni Bugno. Nel 1997 Martini diede l'addio definitivo all'agonismo, giusto l'anno prima del trionfo al Tour de France di Marco Pantani, atleta che il ct Alfredo amava profondamente.

Poco prima di scomparire, Alfredo Martini ha scritto un libro a quattro mani con il giornalista della Gazzetta Marco Pastonesi raccontando la sua eccezionale avventura nel mondo delle dueruote: "La vita è una ruota. Storie resistenti di uomini, donne e biciclette " (Ediciclo Editore), da cui sono tratte le immagini di questa gallery.

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