Il caso Cucchi e la strage di Bologna visti da un medico di carcere

Dubbi sul caso Cucchi, con un indice puntato soprattutto sui medici dell’Ospedale Pertini, che a suo dire non avrebbero adeguatamente curato e nutrito il detenuto, meritevole di un trattamento sanitario obbligatorio. Dubbi anche sulla verità giudiziaria sulla strage di Bologna, e la convinzione che Francesca Mambro e Valerio Fioravanti non ne siano i veri colpevoli. Questo e altro scrive Francesco Ceraudo, per 40 anni direttore del centro clinico del carcere di Pisa, poi presidente dell'Associazione medici dell’amministrazione penitenziaria italiana, nel suo libro “Uomini come bestie, il medico degli ultimi” (edizioni Ets, 310 pagine, 19 euro) la cui prefazione è stata scritta da un detenuto di fama: Adriano Sofri.

Su Cucchi, Ceraudo scrive: “Da medico penso che si sarebbe dovuti intervenire immediatamente e fare un certificato di incompatibilità con la carcerazione, così che il magistrato avrebbe potuto mandarlo agli arresti domiciliari”. Il professore ricorda anche che la famiglia di Cucchi “è stata già risarcita dall'Ospedale Pertini con 1 milione e 340 mila euro, e anche questo dice molto sul versante delle responsabilità”.

Sulla strage di Bologna, per la quale a suo tempo è stato interrogato come teste (peraltro ritenuto inattendibile) Ceraudo ricorda che Francesca Mambro è stata sua paziente per tanti anni a Pisa: “Ha riferito con molta chiarezza ciò di cui è stata responsabile” scrive Ceraudo, mentre il medico si dice convinto non abbia fatto altrettanto uno dei principali testimoni dell’accusa, e cioè Massimo Sparti, “un pregiudicato romano di simpatie neo-naziste, appartenente alla banda della Magliana”. A sua volta rinchiuso nel carcere di Pisa nel dicembre 1981, Sparti fu messo in libertà sulla base di accertamenti diagnostici che indicavano un cancro al pancreas. “Dal momento in cui è stato liberato” scrive però il professor Ceraudo “Sparti ha vissuto altri 23 anni ed è deceduto per tutt’altro motivo”.

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