"Vinceremo lo Scudetto!"

In questo periodo, inutile ricordarlo, di scudetti ce n’è per tutti, dalla A alla Z dell’alfabeto calcistico. Scudetti per tutti prima, quando dalle nostre parti circolavano denari e ottimi giocatori o addirittura campioni, figuratevi ora che non ci sono più denari (e campioni) e bisogna fare della propaganda sportiva.

Ovviamente trattasi di scudetti non di cartone, ma di ghiaccio colorato, menta, limone e fragola: si scioglieranno nel sole dopo essere stati leccati da quelli che ci credono e da tutti i giornali. Intanto lo vuole (lo scudetto) la Juventus come è naturale, il Milan con il solito decreto presidenziale, il Napoli salutando Cavani dopo Mazzarri, la Fiorentina con un colpo d’altri tempi (Gomez), perfino l’Inter che almeno si è tolta qualche ruga.

Le romane per il momento non si spingono a tanto. La Lazio perché è assennata come il suo allenatore e perché Lotito non ha ancora cominciato a esternare; la Roma perché ha qualche altro problema con la sua pubblica piazza, con Osvaldo, perfino con Totti che manda segnali in codice sulla foggia delle nuove magliette. Poi in questo caso non c’è neanche Lotito, ma il delirio della multiproprietà e in tale situazione solo un pazzo tra i multipropretari si prenderebbe la responsabilità di buttare dichiarazioni ambiziose in mezzo alla rabbia sguaiata dei tifosi. Come lanciarsi in mezzo alle tigri assassine che ieri abbiamo visto al telegiornale imbottite di narcotici e trasferite da una residenza italiana all’altra.

Chi non vuole succhiare il ghiacciolo dello scudetto estivo si rende conto, per quel che può valere addirittura a metà luglio, che la reale griglia di partenza è sempre quella. La Juventus, molto più dominante della Red Bull del mostruoso tedeschino Vettel, ha staccato di almeno un altro giro la concorrenza che per il momento non vede nemmeno più negli specchietti. Ha fatto felice la platea con Tevez e Conte con Ogbonna (che vediamo in corsia di sorpasso su Bonucci) e con il sigillo ormai prossimo del rinnovo contrattuale di Vidal. Poi il Napoli, che dopo l’inevitabile partenza di Cavani, sul quale De Laurentiis è stato bravo a non fare mezzo sconto come fanno i grandi club, ora con quei denari farà mercato, accontentando Benitez (miglior colpo estivo fin qui).

Terzo sulla griglia di partenza il Milan che, come previsto, non ha cambiato niente. E difficilmente cambierà qualcosa. I quattrini per il mercato dovevano arrivare dalla presunta cessione di El Shaarawy, che sarebbe stato facilissimo vendere lo scorso gennaio, facendo piovere grano nelle casse rossonere e nelle tasche del Faraone che sarebbe diventato pure Piccolo Principe. Ma dopo gli ultimi, semi-disastrosi sei mesi, ora in effetti non conveniva a nessuno. Il resto sono briciole: si cerca in tutti i modi di cedere il pesantissimo contratto di Robinho, supplicando il Santos; si incassano Poli e Saponara, venduti al popolo come colpi e si chiedono, come da pronostico, scudetto e Champions. Cavoli di Allegri, che però lo sapeva già. Chiaro che Galliani, con trenta-quaranta milioni in tasca, sarebbe capace di andare a comprare (a rate) chiunque, Messi compreso.

La Fiorentina? Quarta. Anche se Montella spara altissimo. Ci sarà Mario Gomez, ma non ci saranno più Jovetic e il comodo effetto-sorpresa. Cambieranno la pressione (in aumento) e lo stile di gioco, con un centravanti classico. Anche qui, come sopra, cavoli di Vincenzino.

L’Inter? Boh… Si è fatta il lifting, e va bene, ma con ragazzi il cui valore è tutto da dimostrare, da Icardi in giù. In questo caso i cavoli sono di Mazzarri che è carico come una sveglia, ma ha sempre preferito e lavorato con giocatori un po’ più maturi. Tra una portata indonesiana e l’altra, il resto sono chiacchiere da dopo cena estivo. Con una sola certezza: peggio della scorsa stagione non si può fare, nemmeno apposta.

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