Cacciatori di teste

Ci sono parole che chiudono la cassapanca del passato e parole che aprono la scatola del futuro. Cacciatore di teste è un mestiere, eppure sta diventando il sigillo sul tempio del merito, la password per riformattare l’Italia. Le imprese modello americano se ne servono nella scelta dei manager. Persino le banche che fanno capo ai salotti buoni vi hanno fatto ricorso. Risultato: Enrico Cucchiani è il successore di Corrado Passera nell’Intesa Sanpaolo e Giuseppe Vita il nuovo presidente dell’Unicredit. Il metodo è ardito, tanto che la Mediobanca è tornata ai suoi sistemi nel caso Generali. Ma la vera sorpresa arriva dalla politica.

Mario Monti ha affidato alla Egon Zehnder la selezione per le nomine nelle società pubbliche. Addio boiardi. Per ora si tratta delle authority; se l’esperimento funziona, può essere replicato ovunque. Rai inclusa? Arturo Artom, vate della meritocrazia, ha deciso di portare l’attacco al cuore di Montecitorio con una iniziativa il 19 giugno e, in vista delle prossime elezioni, farà esaminare dagli head hunter tutti i candidati. Silvio Berlusconi pensa di reclutare così 100 nuovi dirigenti e rinnovare il centrodestra, glielo ha suggerito Vladimir Putin. Addirittura.

Scomparse le scuole di partito, marginalizzate le parrocchie, la cooptazione fa cilecca, mentre familismo e clientelismo provocano disastri. Non resta che competere a tutto campo. Karl Popper non poteva immaginare che la società aperta avrebbe seguito percorsi tanto tortuosi, però i liberali sotto ogni casacca dovrebbero brindare. Un’utopia? Forse. Chi ha una testa in Italia, la tiri fuori: i cacciatori sono in battuta.

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