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Bombaroli del terzo millennio? No, vecchi arnesi dell'anarchismo

Il pescarese Alfredo Cospito, 45 anni, è stato arrestato (insieme con Nicola Gai, 35 anni) questa mattina con l’accusa di aver ferito il 7 maggio scorso a colpi di pistola Roberto Adinolfi, dirigente genovese di Ansaldo energia. L’attentato venne rivendicato dalla Federazione anarchica informale (Fai), network internazionale dei bombaroli del Terzo millennio. Insieme con Cospito è indagata la compagna Anna Beniamino, 42 anni. Secondo gli inquirenti di Genova e Torino i due, domiciliati a Bordighera in una casa della donna, erano pronti alla fuga.

Di certo non erano all’oscuro delle indagini sul loro conto. Tanto che il 28 maggio scorso (tre settimane dopo l’attentato) avevano mostrato sul sito d’area Culmine le microspie che avevano ritrovato nella loro abitazione. Il suo arresto è la conferma che dietro alla Fai, più che una nuova e misteriosa generazione di bombaroli, c’è una fauna dai capelli ormai brizzolati e dal lungo curriculum criminale, assai nota alle forze dell’ordine. Come dimostra il recente arresto ordinato dal tribunale di Trento del roveretano Massimo Passamani.

Da anni magistrati e forze dell’ordine indagano su Cospito, il cui nome è già presente nelle carte dell’inchiesta di Antonio Marini, il primo magistrato a perseguire i terroristi anarchici a partire dai primi anni ‘90. Panorama.it pubblica le sentenze di primo e secondo grado (scaricale a pie' di pagina ndr) con i riferimenti a Cospito e Benaimino (assolta in quel processo).

Di Cospito si è occupata anche la procura di Perugia che a giugno ha chiesto l’arresto di dieci anarco-insurrezionalisti, compresi i due presunti ideologi, lo svizzero Marco Camenisch (un’altra vecchia conoscenza di Marini), oggi rinchiuso in un carcere elevetico,  e lo spagnolo Gabriel Pombo da Silva, incarcerato in Germania. Tra i fermati anche gli animatori del sito Culmine che da allora ha chiuso le attività. L’inchiesta perugina era decollata dopo scoperta proprio nel computer di Cospito (a cui per questo viene contestato anche il reato di istigazione) del giornale anarchico clandestino Kno3, il cui nome è ispirato a quello di un lacrimogeno. Le microspie in casa di Cospito sarebbero state messe dai carabinieri del Ros proprio nell’ambito dell’investigazione umbra.

Ma sul conto di Cospito, un vero big dell’area anarchica, ha investigato per lustri pure la Digos di Torino, in particolare dopo gli attentati esplosivi al quartiere Crocetta di Torino del 2007. La svolta è arrivata nel maggio scorso, quando gli investigatori piemontesi guidati da Giuseppe Petronzi e i colleghi genovesi, hanno riconosciuto il volto di Cospito nei frame registrati da una telecamera il giorno dell’attentato ad Adinolfi.

Per ora gli inquirenti non hanno contestato a Cospito e Gai il reato associativo. Ma le indagini proseguono.

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