La bolletta elettrica e le tasse occulte

C’è un’ottima ragione per cui l’energia elettrica costa agli italiani oltre il 20 per cento in più della media europea: è che solo poco più della metà della spesa ha a che fare con il consumo dei singoli. Su una bolletta di 57,93 euro (come quella in alto) solo 33,08 corrispondono all’energia utilizzata. Il resto sono tasse e balzelli. Quel che il governo preleva per le esigenze più diverse (dagli incentivi alle energie rinnovabili allo smantellamento delle centrali nucleari) è pari in questo caso a 9,38 euro, ma nelle bollette è invisibile essendo accorpato nella voce generica «totale servizi di rete». Mentre 7,76 euro sono relativi al costo del trasporto, delle reti e del sistema elettrico, compresi i consigli di amministrazione.

Da decenni, quando i governi cercano soldi per questioni legate all’energia attingono alla Cassa conguaglio per il settore elettrico, in cui si raccolgono i proventi della vendita di elettricità, senza dirlo ai cittadini. Accade di nuovo in questi
giorni, con lo sgravio per le imprese che consumano di più pagato da tutti gli altri equivalente a circa 300 milioni l’anno solo per le famiglie. «Potrebbe anche essere giusto finanziare così politiche industriali utili al Paese» spiega a Panorama il segretario della Flaei, federazione elettrica della Cisl, Carlo De Masi «ma dovrebbero spiegare in che modo si spendono i soldi. Altrimenti come si fa a valutare se gli incentivi per le rinnovabili sono eccessivi o i cda delle società costano troppo?». Una proposta è pronta: riscrivere la bolletta, in modo che sia comprensibile anche ai comuni mortali.

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