La bolletta elettrica: i numeri dello scandalo per le imprese

Fate attenzione a questo grafico, perché dice molte più cose di quelle che sembra. Sono indicati i prezzi in centesimi per ogni megawattora pagati dalle imprese italiane nel 2012 in confronto con imprese con gli stessi consumi ma residenti in tutto il resto d’Europa. I prezzi considerati dall’Eurostat sono quelli pagati da aziende di due "taglie": quelle che consumano tra i 500 a 2000 megawattora l’anno (colonna gialla) o quelle che consumano tra i 20mila e i 70mila megawattora l’anno (colonna azzurra). Nel primo caso stiamo parlando di imprese piccole e medio-piccole e nel secondo caso di aziende grandi e medio-grandi. Sono escluse da questo calcolo le imprese cosiddette "energivore" (come le acciaierie) che consumano ben più di 70mila megawattora l’anno.

Il risultato è che le piccole imprese italiane hanno il prezzo dell’elettricità più alto di tutta Europa: 17,90 centesimi per chilowattora. Seconda in classifica è l’Irlanda con 13,7 centesimi, quasi a parimerito con la Slovacchia: 13,16 centesimi. Rispetto all’Irlanda le Pmi hanno un gap sul lato del costo dell’elettricità, pari a 4,74 centesimi. Ma rispetto a quelle tedesche la differenza è di ben 5,13 centesimi visto che a loro l’elettricità costa 12,77 centesimi per chilowattora.

Per le imprese medio-grandi e grandi (quelle che consumano tra i 20mila e i 70mila megawattora l’anno) il discorso non cambia: le nostre pagano 12,39 centesimi per chilowattora e quelle lituane (seconde in classifica) 11,65. Le grandi imprese tedesche, invece pagano molto meno: 10,40 centesimi a chilowattora con una differenza rispetto a noi di 1,99 centesimi.

Sembrano numeri piccoli, ma basta fare un calcolo per capire quali sono le vere cifre in ballo. Prendiamo due imprese, una italiana e una tedesca, che consumano 1500 megawattora l’anno. Quella italiana paga una bolletta di 26,85 milioni di euro e quella tedesca 19,15. La differenza, solo per i costi dell’energia elettrica, è di 7,7 milioni di euro in un anno. Anche questo è alla base del declino italiano.

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