Bob Dylan: alla cerimonia del Nobel invia un suo discorso

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Bob Dylan nel 1966
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Bob Dylan 1969
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Bob Dylan con David Bowie
WASHINGTON D.C. - AUGUST 28: Folk singers Joan Baez and Bob Dylan perform during a civil rights rally on August 28, 1963 in Washington D.C. (Photo by Rowland Scherman/National Archive/Newsmakers)
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Bob Dylan e Barack Obama
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Altro colpo di scena, in puro stile dylaniano, nella tormentata vicenda Dylan-Nobel.

L’artista di Duluth che aveva già detto di non partecipare alla cerimonia di consegna del Premio Nobel a Stoccolma il prossimo 10 dicembre, giorno dell’anniversario della morte del chimico e filantropo svedese, perché occupato “per altri impegni”, ora fa sapere che sarà letto un suo discorso durante la cena di gala, mentre Patti Smith canterà A hard rain's a-gonna fall. A renderlo noto l'organizzazione dei premi Nobel su Twitter.


L’accademia ha diramato una sua lettera, in cui il cantautore spiega come ''impegni presi precedentemente rendono impossibile il viaggio a Stoccolma a dicembre''. Nella missiva Dylan sottolinea comunque di ''essere molto onorato e che gli sarebbe piaciuto poter ricevere il Nobel di persona''.

Non è la prima volta che il Premio Nobel non viene ritirato dal vincitore a Stoccolma, ma negli altri casi si trattava di impedimenti legati a motivazioni politiche (Aung San Suu Kyi e Liu Xiaobo) o di salute (Doris Lessing, Harold Pinter ed Elfriede Jelinek).

Dylan è stato insignito il 13 ottobre del Premio Nobel per la Letteratura, riconoscimento da molti contestato in quanto cantautore e non scrittore, per aver “creato una nuova espressione poetica nell'ambito della tradizione della grande canzone americana".

Il 28 ottobre, in un'intervista esclusiva al The Daily Telegraph realizzata da Edna Gunderson in Oklahoma, durante una delle tante tappe del suo never ending tour, Dylan espresse a sorpresa, dopo due settimane di ostinato silenzio mediatico, gratitudine per il premio: "E' difficile da credere. Essere premiati con il Nobel è sorprendente, incredibile. Chi avrebbe mai sognato una cosa del genere?". Alla domanda se si sarebbe presentato alla cerimonia del Nobel, però, la sua risposta è stata sibillina: "Se mi sarà possibile, assolutamente".

L'annuncio mette così la parola fine a una vicenda surreale, per certi versi esilarante, sicuramente curiosa. 

In oltre cinquant’ anni di carriera Robert Allen Zimmerman, da tutti conosciuto come Bob Dylan, ha attraversato la storia del folk e del rock sorprendendo sempre i critici e i fan con i suoi continui cambiamenti di stile. Appena si aveva l’impressione di averlo inquadrato in una definizione, eccolo pronto a smentirla, sparigliando di nuovo le carte con un nuovo album, sorridendo mefistofelico dietro la sua maschera enigmatica e sfuggente.

Non sono stati né la voce, né il virtuosismo strumentale, né le strutture musicali piuttosto semplici a rendere Dylan una leggenda, ma un aspetto a cui purtroppo oggi si presta sempre meno attenzione: la parola.

In un periodo, l’inizio degli anni Sessanta, nel quale i testi erano poco più che un pretesto,Dylan ha dichiarato al mondo che la letteratura non era solo quella che si leggeva nei libri, ma anche quella che giungeva attraverso la radio. Le sue canzoni sono evocative, ricche di metafore e di figure retoriche, spesso oscure, indubbiamente di grande fascino. 

Sara Danius, segretario permanente dell'Accademia del Nobel, dopo aver provato a contattare per giorni l'umbratile cantatuore, ha dichiarato: “Ho la sensazione che Dylan verrà. Posso sbagliarmi, e sarebbe un peccato se non venisse, ma in ogni caso il riconoscimento è suo. Se non vuol venire, non verrà. Sarà comunque una grande festa”.

Sarà comunque una grande festa, con un discorso ma senza il festeggiato.

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