Bernando Caprotti: "Con la Coop ho vinto, ma in Italia non vedo futuro"

"Mario Monti? Preferisco sorvolare. Guardi la riforma del lavoro, una “boiata” anche per il presidente Giorgio Squinzi… È molto peggiorativa. Quelle poche flessibilità concesse nel corso dei quarant’anni dallo Statuto sono state ridotte a niente". Come al solito non ha peli sulla lingua
Bernardo Caprotti, 86 anni, patron dell’Esselunga (140 punti vendita e alcuni grandi centri alimentari), reduce tra l’altro da una storica vittoria contro la Coop (l’Antitrust ha inflitto ai rivali storici di Caprotti una multa da 4,6 milioni di euro e ha ordinato loro di rimuovere ogni ostacolo nei
confronti dell’Esselunga).

"Siamo felici perché è un po’ come la cresima, la confirmation del nostro Falce e carrello: un libro di documenti e di fatti veri", confida a Panorama nell’intervista pubblicata sul numero in edicola da giovedì 19 luglio. Ma Caprotti è già proiettato oltre.

E nell’intervista a Panorama ne ha per tutti. Con il sistema Paese ("In Italia, in nome di una malintesa solidarietà, si caricano oltremodo i migliori col pretesto di sostenere gli ultimi della classe. Siamo arrivati a un punto in cui i migliori, se stanno in Italia, non ce la potranno fare"), con il governo precedente ("Purtroppo l’azione del governi di Silvio Berlusconi non è stata all’altezza delle aspettative. Del resto non ha neanche potuto fare granché…"), con l’euro ("Non dico che l’euro non vada difeso. Al contrario, l’euro è un valore. Dico però che è difficile non capire il punto di vista morale dei tedeschi. Perché chi s’impegna dovrebbe mantenere una massa di fannulloni? Perché la signora Merkel dovrebbe pagare per i 46 mila dipendenti della Regione Siciliana? Guardi che si parla di numeri equivalenti a una Fiat. Capisce?")

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