Bistefani-Bauli, i dolci di Natale si sposano

Nella fabbrica dei Krumiri non ci sarebbero stati crumiri. Il blocco della produzione natalizia era già stata decisa dai 145 dipendenti dello stabilimento della Bistefani di Alessandria: niente più panettoni, krumiri, baci di dama e ciocorì. Poi è arrivata la notizia: la proprietà accetta di incontrare i dipendenti per informarli sulle voci di vendita che da settimane si rincorrono sui media. Sarà Bauli a comperare i krumiri? Probabile, probabilissimo.

Secondo alcune voci le trattative sarebbero giunte a una fase avanzata. E se si concretizzassero, riunirebbero in un’unico gruppo Buondì, Girella, Ciocorì, Krumiri, Baci di dama e varie patisseries insieme con gli storici panettoni e pandori veronesi, quelli che hanno già ricomprato Motta e Alemagna, le sue merendine, i suoi biscotti e i suoi crackers.

Ben 412 milioni di fatturato il gruppo Bauli. E 74,2 milioni il gruppo Bistefani (180 lavoratori in tutto se si considerano i dipendenti amministrativi della sede di Milano). Un probabile matrimonio in cui Bistefani porta in dote una preziosa biancheria (prodotti molto richiesti sul mercato della grande distribuzione) ma anche un pesante debito familiare, pari a circa la metà del fatturato. “Da tempo chiediamo di conoscere il destino dell’azienda” spiega Anna Poggio, la sindacalista della divisione alimentare di Cgil che segue la vicenda, “e siamo arrivati a minacciare il blocco della produzione, che la proprietà ha scongiurato fissando un incontro per venerdì all’Unione Industriali di Alessandria”.

L’operazione è interessante. Bistefani infatti è l’azienda che dieci anni fa aveva acquistato da Motta e Alemagna il ciocorì e le altre merendine citate. Bauli ha comprato un po’ più di recente ciò che restava alla Nestlé dei due storici marchi milanesi. Ne risulterebbe una proficua reunion di famiglia di quella che fu la ex Sme in un nuovo gruppo ricco che ha in pancia la tradizione e la storia dei prodotti da forno italiani.

Ma come è stato possibile che Bauli sia cresciuto con Motta e Alemagna e Bistefani invece si è indebitato fino ad aver bisogno di un cavaliere bianco? “Piacerebbe discutere la gestione del gruppo anche a noi”, sottolinea Anna Poggio. A monte infatti ci sarebbero operazioni sbagliate ed errori di valutazione dei tre fratelli Renato, Alberto ed Eugenio Viale, i proprietari della Bistefani con il 33,3 per cento a testa, che li ha portati qualche mese fa a rinnovare 27 milioni di affidamenti con le banche. Che è successo, visto che i prodotti sono richiesti dal mercato? All’origine ci sarebbe l’acquisto della catena di distribuzione Onda Market attraverso la società Luigi Viale, che già gestiva la catena a insegna “Dimeglio”.

“L’acquisizione è stata costosa e non ha portato i risultati sperati” racconta un rappresentante delle Rsu di base. “Poiché la catena era in gran parte organizzata in franchising, è accaduto che molti negozianti hanno preferito annullare il contratto e cambiare insegna. Da qui la diminuzione dei profitti (43 milioni a fronte di 80 milioni di ricavi)”.  E l’indebitamento cresciuto a livelli insostenibili quando la catena di distribuzione è arrivata al concordato preventivo ed è stata rilevata dalla Unes. “La società Luigi Vitale aveva crediti nei confronti della Bistefani e in occasione del concordato la Vitale ha dovuto chiedere il rientro”.

Risultato: conti sballati per un’operazione gestita male. Che in ottobre ha portato poi alla comunicazione delle difficoltà ai dipendenti e al ritardo nel pagamento degli stipendi.
Il resto è storia di oggi. I krumiri passeranno di mano.

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