Cercasi banche di sistema disperatamente

Le banche sono state al centro dell’intero sistema economico italiano. Il capitalismo di relazione ha di fatto bloccato l’economia con patti più o meno segreti che hanno cercato di mantenere uno status quo. Un intervento delle banche era sempre benvenuto dai governi al fine di raggiungere determinati obiettivi politici per delle aziende particolarmente "sensibili". Questi accordi sono alla base del capitalismo all’italiana: quello di relazione. Una relazione che avvicina determinati "industriali" ai principali istituti di credito e che vedono come terzo partner interessato lo Stato italiano. Il capitalismo di relazione non ha mai previsto un’indipendenza totale delle aziende private. Nel momento del bisogno c’era sempre una banca spinta dal governo pronta ad aiutare. Quanto è stato dannoso un sistema del genere? Di fatto questo interventismo economico dello Stato mediato dalle banche ha bloccato anche l’arrivo di capitali esteri, interessati allo sviluppo di aziende italiane.

È stato il caso della vecchia Alitalia nel momento in cui i francesi di AirFrance-Klm volevano prenderne il controllo nel 2008. Ancora prima era stata Telecom Italia al centro delle attenzioni di America Movil e di At&t: in quel caso, l’italianità era stata difesa dalle banche di sistema tramite la scatola Telco, la cui maggioranza era nelle loro mani.

Quella stessa scatola che è venuta meno alla fine dello scorso anno, quando gli spagnoli di Telefónica avevano prima deciso di prenderne il controllo e successivamente di smontarla. Il capitalismo di relazione sembrava essere terminato con l’operazione Telefónica–Telecom Italia, nonostante le proteste di senatori che volevano mantenere lo status quo del sistema. Qualcosa è davvero cambiato allora? Telecom Italia sembrava dimostrare che il clima potesse cambiare. Le banche di sistema sembravano avere sempre meno potere e pareva che di fatto fossero meno inclini a scendere ad accordi con i diversi governi che pretendevano un determinato interventismo. Indubbiamente la crisi bancaria aveva reso più deboli le banche stesse che dovevano tornare a focalizzare i propri investimenti più in funzione del ritorno finanziario che in funzione della spendibilità politica.

Ora è il turno della crisi della società energetica Sorgenia. E ancora una volta le banche sono tornate al centro dell’azione. Il caso della società della famiglia De Benedetti sembra indicare che questo capitalismo di relazione sia tornato in auge. L’accordo raggiunto pochi giorni fa dimostra ancora una volta che le banche non abbandonano gli "amici" nei momenti di difficoltà; specialmente quegli amici che controllando direttamente i giornali hanno ancora una certa influenza.

Situazione un po’ differente invece da quanto successo in Alitalia, dove le banche hanno accettato il taglio del debito in cambio dell’entrata del nuovo socio forte Etihad: in questo caso il piano industriale proposto dalla nuova Alitalia insieme ai soci emiratini è indubbiamente forte e nel medio periodo è previsto anche un ritorno all’utile. Le banche, dunque, continuano a rimanere al centro del sistema Italia, ma un po’ meno da protagoniste. I prossimi mesi saranno decisivi poiché nuove partite si apriranno e il ruolo del capitalismo di relazione rischia di ritornare in auge.

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