Diminuiscono i problemi ma aumenta il costo della vita. È speculazione?

Cala il costo del grano e aumenta quello della pasta. Scende il prezzo del gas e crescono gli importi delle bollette. Cala l’inflazione e si registrano rincari record in beni alimentari e servizi (biglietti aerei, vacanze…). Cosa sta succedendo? Parlare di speculazione è fuori luogo? Le associazioni dei consumatori non la pensano così e neanche la stessa Banca centrale europea.

L’inflazione si è raffreddata a marzo, scendendo del 7,6% e si sono registrati però rincari record per i cittadini, in alcuni casi superiori al 70% (Codacons). Con Pasqua e ponti del 25 aprile e 1 maggio il boom è dei biglietti aerei: +71,5% su base annua per i voli nazionali, +62,8% per quelli europei e +59,1% per quelli internazionali. Stessa cosa per la benzina, che durante le vacanze pasquali ha registrato un incremento del 6% (+120 milioni rispetto a Pasqua 2022), sulla scia della decisione dell’Opec+ di tagliare la produzione, che però non giustifica i rincari ai distributori. Passando alle bollette la previsione dell’Arera è di un 10% in più per l’elettricità nel terzo trimestre e del 25% nel quarto trimestre (rispetto al secondo trimestre 2023). Per il gas il rialzo è stimato del 15% per il periodo da luglio a settembre e del 15% per gli ultimi tre mesi dell’anno. E questo mentre sulla piazza Ttf di Amsterdam il gas tocca il livello pre-guerra in Ucraina, scendendo sotto i 40 euro. A tavola uguale. Il prezzo del grano è calato del 30% e la pasta? Rincari del 18.2%. A Milano tocca i 2,3 euro al chilogrammo, con le quotazioni del grano invece ferme a 0,38 euro al chilo in tutta Italia. E così per quasi tutti i prodotti del carrello: riso +41,7%, olio d’oliva + 27%, latte fresco e uova +22%... Sempre le associazioni dei consumatori parlano di un +14.4% per i prodotti per gli animali domestici, +16,4% per i biglietti delle manifestazioni sportive. E, avvicinandosi l’estate, le stime dicono che i pacchetti vacanze e le notti in hotel costeranno agli italiani il 15% in più dell’anno scorso.

Per mesi ci è sembrato normale, giustificato e giustificabile il continuo aumento dei prezzi. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. Plausibile che il costo della vita continuasse a crescere. Ma poi? Poi l’emergenza Covid è finita e il commercio mondiale dopo le chiusure e le difficoltà per l’epidemia è ripreso. Poi la crisi energetica è stata combattuta e in parte vinta e i prezzi di energia e di trasporto delle merci sono tornati a livelli preallarme. E perché allora in Italia e in Europa i prezzi di molti beni e servizi stanno continuando a lievitare, pur venendo meno o riducendosi le cause dell’inflazione dell’ultimo periodo? La teoria, fino a poco tempo fa considerata quasi complottista, sta prendendo sempre più credito tra economisti ed analisti: le aziende stanno speculando, aumentando i prezzi per fare crescere i loro profitti e rientrare di quanto perso durante la pandemia magari. Da qui è nata anche una nuova parola “excuseflation”, coniata da Bloomberg: scusa + inflazione. Come a dire: l’inflazione è il pretesto per aumentare i prezzi. A supporto di questa lettura vengono i dati Eurostat che certificano che nell'ultimo trimestre del 2022 la quota di profitto delle imprese nell'Eurozona è passata dal 40,4 al 42%, toccando il valore più alto dal 2007. Un rapporto della Bce mostra che nel quarto trimestre del 2022 i profitti delle aziende hanno segnato +9,4% rispetto al 2021 e nello stesso periodo gli stipendi sono cresciuti del 4.7%. I profitti delle aziende sono dunque cresciuti più del doppio delle buste paga. In alcuni settori come agricoltura, manifattura e servizi, gli utili sono cresciuti anche 10 volte più degli stipendi. E nell'industria con i salari fermi i profitti hanno segnato + 15%. Quindi nonostante gli aumenti nei costi di produzione (energia, materie prime, commercio), le aziende sono riuscite ad aumentare i margini di guadagno. Come? Alzando i prezzi e continuando a farlo.

Lettura ora condivisa da Francoforte. La Bce non è più preoccupata, come negli scorsi mesi, del possibile rialzo dei salari che provocherebbe una corsa al rialzo dell’inflazione. Gli stipendi non si sono mossi e a preoccupare Lagarde ora sono i profitti accumulati dalle aziende aumentando i prezzi. Secondo la Bce molte aziende starebbero cercando di compensare le perdite subite durante la pandemia approfittando del contesto di alta inflazione. E contro l’inflazione le banche centrali stanno da mesi aumentando i tassi di interesse. Ma se i prezzi crescono ora perché le aziende puntano ad aumentare i profitti viene da chiedersi: la politica monetaria fatta finora serve? La settimana prossima Bce e Federal Reserve dovranno prendere di nuovo la decisione. Ci sarà anche questo aspetto sul tavolo?

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