Claudio Calia e BeccoGiallo
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Un 'Piccolo atlante storico geografico dei centri sociali italiani' a fumetti

Comunità resistenti, consapevoli, passionali e radicate nel territorio metropolitano, unite dall'autogestione come metodo, spazi occupati quando serve. Riconosciuti nel loro valore di comunità attive, a volte, troppo spesso, se ne parla solo in occasione di eventuali intemperanze, senza mai dare un'idea complessiva di queste realtà. 
È ciò che afferma Claudio Calia dopo averci portato a spasso per oltre cento pagine, da nord a sud, nel suo "Piccolo atlante storico geografico dei centri sociali italiani" , edito da BeccoGiallo .

Il fumetto si apre e chiude con Calia che racconta il trauma degli scontri a Genova per il G8, e spiega al lettore come è finito lì e perché. Ci racconta l'entusiasmo di un quattordicenne a Treviso all'inizio degli anni '90, complice l'uscita del primo seminale disco dei 99 Posse, che scopre i centri sociali occupati e che nel corso degli anni ha fatto di tutto, dal dare una mano nelle pulizie al partecipare a manifestazioni, dal godersi e organizzare concerti e iniziative culturali al "piegare cartoni per la pizza".

Il libro, per evidenti motivi, offre un quadro incompleto, ma ha dalla sua la fortissima carica umana del narratore, che come nel "Dossier TAV"  o in "Porto Marghera"  è coinvolto di persona a condividere ciò che sa, e a dare voce a chi può raccontarci il resto. Partendo dalle sue esperienze a Treviso e Padova, e forte di una rete di amici e altri militanti, Calia è un barbuto e instancabile cicerone a fumetti, che nel suo "Atlante" tocca un po' tutte le regioni italiane che hanno (o hanno avuto) esperienze di autogestione.

Dal punto di vista grafico e narrativo questo "Atlante storico geografico dei centri sociali italiani" non si discosta dai lavori precedenti di "graphic journalism" di Calia. Il tratto in bianco e nero netto è come suo solito spartano e diretto, e nelle pagine ci sono diverse soluzioni interessanti, ad esempio il modo in cui l'autore racconta il viaggio, le regioni italiane e i vari centri e collettivi che ospitano.

In alcuni punti, purtroppo, la voglia di raccontare le esperienze e di elencare luoghi e conquiste dei movimenti dal basso finisce per penalizzare la narrazione fumettistica, che di conseguenza si configura come testo illustrato. Detto questo, vanno riconosciuti i tanti meriti del libro che, come conferma Zerocalcare nella sua introduzione, riesce a sfatare i miti e spiegare quanto di buono è stato fatto nel corso dei decenni, senza risultare retorico, autoreferenziale o, peggio ancora, noioso.

"Piccolo atlante storico geografico dei centri sociali italiani" è un volumetto brossurato in bianco e nero (con alcune pagine a colori di foto) di 160 pagine. È pubblicato da BeccoGiallo , che lo propone a 13 Euro.

Nota: tutte le immagini sono copyright di Claudio Calia e BeccoGiallo.
Si ringrazia Serena Di Virgilio per la collaborazione nella stesura dell'articolo. 

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